EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

sabato 31 dicembre 2011

Per un futuro migliore...


Stasera mia figlia ha voluto accendere una candela bianca per un mio amico lontano.
Mi sono ricordata le parole di un brano dell'"Ebreo errante " di Elie Wiesel:

"Attento, le parole sono pericolose. Dovrai diffidarne. Esse generano demoni o angeli. Non dipenderà da te dar vita agli uni o agli altri. Attento, ti dico, non c'è nulla di più pericoloso che dar loro libero corso." A volte, mi sembra che egli sia dietro di me, rigido e severo, e che legga sopra la mia spalla ciò che cerco di dire; guarda per giudicare se il suo discepolo arricchisce il mondo dell'uomo o lo impoverisce, se invoca gli angeli o se invece si inginocchia davanti ai demoni dagli innumerevoli nomi. Se il "Selishter Rebbe" dagli occhi selvaggi non stesse dietro di me, forse avrei scritto diversamente queste righe; forse non avrei scritto nulla."

Nessuna parola umana è verità.

Perchè l'ebreo errante ritrovi la strada di casa.

venerdì 23 dicembre 2011

Buone Feste


Anche quest'anno il nostro solito appuntamento con Voi per augurare Buone Feste.
Ma prima permettetemi una piccola riflessione...

Stiamo vivendo giorni bui in cui non è più possibile aprire un giornale o accendere la televisione senza sentire che la politica, l'economia e la vita di tutti gli uomini sono nelle mani di pochi al potere che infischiandosene di tutti fanno conti su carta e non con il portafoglio.
GENTE e non riesco a trovare un'altra parla per definirli!!!!!...che

- NON HANNO MAI FATTO la spesa al supermercato
- NON SONO MAI ANDATI a comprare un abito nelle bancarelle dei mercati cercando non la qualità ma solo un prezzo accessibile alla proprie tasche
- NON HANNO MAI VISTO persone anziane con visi tristi scuotere continuamente il capo
- NON HANNO MAI TOCCATO con mano la povertà cominciare a fare da padrona nelle città
- NON HANNO MAI VISTO vecchi frugare nei cassonetti della spazzatura
- NON HANNO MAI VISTO facce tristi che non hanno voglia di dare o ricevere auguri (auguri per cosa poi non si capisce)
- NON HANNO MAI INCONTRATO occhi che vedono un futuro sempre più nero
- NON HANNO MAI FATTO la fila alle Poste per pagare bollette sempre più assurde di consumi inesistenti
- NON HANNO IN CASA ragazzi che non hanno più voglia di studiare perchè non avranno mai un lavoro
- NON CONOSCONO ragazze senza la volontà di innamorarsi per formare una famiglia e vivere insieme ad un compagno
- NON SANNO COSA VUOL DIRE non desiderare un figlio perchè non sai che futuro gli sarà riservato
- NON HANNO MAI PARLATO CON GLI ITALIANI per sapere che tipo di vita vivono ogni giorno

Troppo bello troppo comodo vivere fra loro in una casta sempre più inaccessibile e sempre più lontana e isolata dal popolo che in fin dei conti paga i loro stipendi da nababbi con un'enormità di sacrifici e di rinunce.
Mi chiedo come mai ancora non siamo ritornati ai servi della gleba, allo ius primae noctis, al diritto di vita e di morte su ogni abitante che ingenuamente ha eletto chi doveva rappresentare e difendere gli interessi dei più deboli.
In questo stato pre-natalizio mi viene a mente solo una poesia.
Non me ne vogliate troppo, ma sto rendendo pubbliche le idee della maggior parte degli Italiani che si sentono presi per il c...

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Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetelele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)
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BUONE FESTE cari Lettori

giovedì 22 dicembre 2011

Eurinome



Dal Caos, dalla voragine del nulla e del tutto usci Eurinome e cominciò l'ordine, che scaturiva dalla sua voglia di danzare o danzando portò l'ordine. Mise in alto il cielo e in basso il mare separandoli e danzando sulle onde afferrò il vento che tra le sue mani si trasformo nel serpente Ofione. Il desiderio prese Ofione che cinse Eurinome tra le sue possenti spire, che dopo l'amplesso, per liberarsi dalla stretta di Ofione, si tramutò in colomba. Eurinome depose l'Uovo Cosmico su cui Ofione si arrotolò sette volte su ordine della Dea. Covato e protetto da Ofione dall'Uovo nacquero tutte le cose: i pianeti, le stelle, la terra con i monti, i fiumi, gli alberi e tutte le creature viventi.
La coppia genitrice si stabilì nel monte Olimpo ma ecco che un nuovo sentimento prese Ofione, la superbia. Si vantò di essere lui il principio di tutto e fu punito con un calcio in bocca che gli ruppe tutti i denti e fu esiliato nelle sottosuolo.
Eurinome creò poi i Titani a protezione dei sette pianeti
 il Sole ebbe Tia e Iperione; la Luna Febe e Atlante; Marte Dione e Crio; Mercurio Meti e Ceo; Giove Temi ed Eurimedonte; Venere Teti e Oceano e a Saturno Rea e Crono.

(…) Cantava come la terra e il cielo e il mare, che un tempo
erano fusi insieme in un’unica forma,
furono gli uni divisi dagli altri a motivo della funesta discordia,
come nel cielo le stelle, e il percorso della luna e del sole,
abbiano un segno sempre fissato, e come sorsero i monti
e come nacquero i fiumi sonori, assieme alle Ninfe,
e gli animali. Cantava come all’inizio Ofione ed Eurinome,
figlia d’Oceano, ebbero la signoria dell’Olimpo
nevoso, e come, vinti dalla violenza, cedettero
il proprio potere Eurinome a Rea e a Crono Ofione,
e precipitarono dentro le acque d’Oceano.
(Apollonio Rodio, Argonautiche, I, 496-506)

venerdì 25 novembre 2011

Ieri oggi domani mai sempre


"Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d'essere niente.
A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo."
(F.Pessoa)

martedì 22 novembre 2011

Venezia


Siamo abituati a girare e a subire il "ricatto" di un percorso obbligato da cartelli dai mille colori messi in ogni angolo per non farci perdere. Siamo così condizionati a seguire le indicazioni che nessuno è più capace di camminare e trovare la strada da solo, orientandosi con gli elementi naturali, come facevano prima gli uomini. Di giorno il sole il muschio l'acqua che scorre verso il mare. La notte con le stelle la luna e le primitive bussole che puntavano verso Nord.
Le storie le leggende i miti che accompagnavano ogni viaggio facevano temere l'improvvisa apparizione di un mostro o di una strega o un folletto che ammaliando con lusinghe di tesori o di notti erotiche avrebbe rapito il viandante ignaro.
Anche a Venezia troverai tanti cartelli gialli che indicano "La Ferrovia" - "San Marco" - "Il ponte di Rialto"...
Dammi retta non seguirli non guardarli snobbali segui il tuo istinto.
Perchè vuoi seguire per forza la massa informe di persone che non sanno nemmeno che strada stanno percorrendo e verso cosa vanno? Li hai mai guardati bene? Non vedono non osservano non si fermano. La rabbia mi prende sempre ogni volta che li incontro ed è per questo che non seguo la fiumana di turisti, ma giro ed entro nella città nelle sue stradine le sue viuzze mi perdo nei suoi angoli e ammiro i suoi fiori così colorati così profumati, i merletti dei suoi balconi, il colore dell'acqua che l'attraversa con le sue gondole e le sue barche così colorate. Asseconda il tuo istinto, non per una volta ma ogni volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere la strada.

Venezia è una città che va amata va presa per mano. Lascia che ti guidi come un'innamorata, che ti guardi con un po' di rossore sulle guance come se si vergognasse di questo amore, lascia che giochi a nascondino per le callette che sparisca negli angoli nascosti sconosciuti alle guide e ai turisti. Scoprirai tesori di una città che non è morta è solo addormentata perchè non ha più chi la ama come una vecchia signora va amata.
Scoprirai quanto è civettuola intrigante come lusinga chi si abbandona fra le sue braccia.
Diventa parte di essa e lei ti ripagherà.
Chiudi gli occhi... guardala con il cuore e scoprirai quanto è bella e quanto sa amare.

lunedì 21 novembre 2011

Madonna dell’Orto - Venezia


(foto By Lamia)

La chiesa della Madonna dell’Orto è l’ultima che ha ancora l’originale sagrato in cotto a spina di pesce.
Si racconta che a scolpire le statue dei dodici apostoli fu un maestro scalpellino di nome Paolo dalle Masegne.
In quell’epoca,  prima metà del ‘300, non si usava rappresentare Giuda con le sue sembianze ma si sostituiva con San Mattia che fu l’apostolo che prese il suo posto dopo il suicidio.
Nessuno sapeva che Paolo era un adoratore del demonio e la chiesa della Madonna dell’Orto, dedicata a Dio alla beata Vergine e a San Cristoforo nella speranza del maestro scappellino doveva divenire un luogo per il culto satanico infatti aveva ricevuto dal demonio stesso una delle 30 monete di Giuda proprio per inserirla nella statua del discepolo rappresentato dall’artista con le sue vere sembianze.
Bisognava però consacrare il tutto con una messa proprio per sancire il sacrilegio, il paolo prese accordo per una da celebrare durate la settimana santa del 1366.
In quegli anni viveva a Venezia una Bambina riconosciuta dalla popolazione che già Santa, Isabella Contarin. Il popolo diceva che avesse la capacità di parlare con i morti e di riconoscere la bontà delle persone con il solo sguardo.
Durante la cerimonia Isabella guardò negli occhi Paolo e disse a voce alta che questi era un discepolo del Demonio, questi si scaglio contro la bimba ma un fedele scagliò contro il malvagio un dispensario di acqua santa, appena l’acqua lo raggiunse cadde in terra svenuto, il celo si fece nero come la notte e un vento soffiò forte e passato sul corpo dell’uomo a terra lo rianimò facendogli però perdere la memoria. La statua è ancora li.

lunedì 10 ottobre 2011

Artemisia Gentileschi (1593 – 1653)

Puoi tu, come lui,
distendere i cieli
e farli solidi come
uno specchio di metallo?

Giobbe 37:18

venerdì 7 ottobre 2011

Rendere Onore

Oggi era doveroso rendere onore o a un Grande del nostro tempo che è morto o a uno scrittore che ha ricevuto l'onore del Nobel.
Fare due post avrebbe portato a dover scegliere chi mettere per primo o per secondo, alla fine ho deciso di riunire il tutto in un unico post.
Di Stive Jobs non posso aggiungere niente di più di quello che è già stato detto, voglio solo dire GRAZIE!






Il secondo nome da ricordare oggi è sconosciuto ai più, soprattutto a chi non legge o a limite legge Moccia, scommettiamo che a nessuno passerà in mente di conferirgli un Nobel?... e mi riferisco al poeta Tomas Transtromer.
Grazie a questo premio verrà letto da qualche italiano di buona volontà... ma scommetto che saranno tanti quelli che faranno solo finta di averlo letto e che si sprecheranno in analisi idiote, ma d'altra questa nazione è finita dentro un tunnel non di neutrini ma di ignoranza pura e qui il grazie va tutto al nostro grande premier.
Certo tanti si aspettavano un premio a Bob Dylan ma credo che si dovrebbe creare un premio diverso per un grande come Bob Dylan, un nobel tra letteratura, pace e musica.
Non ho una conoscenza della lingua svedese che mi permette di apprezzare la sua poetica in originale, ma da quello che si percepisce dalle traduzioni quest'anno è stata premiata la letteratura e non qualcos'altro.
Che sia un segnale per tutti, nel riportare le cose nei binari giusti?




La motivazione: «Perché attraverso le sue immagini asciutte e traslucide, ci dà un accesso fresco alla realtà»

 

 

Stazione
Un treno è entrato in stazione. È fermo, vagone dopo vagone,
Ma nessuna porta si apre, nessuno scende o sale.
Ci sono veramente delle porte? Là dentro un brulichio
Di uomini rinchiusi che vanno su e giù.
E scrutano dai finestrini immobili.
Fuori lungo il treno cammina un uomo con un martello.
Urta le ruote che debolmente risuonano. Tranne qui.
Qui il rumore aumenta incomprensibilmente: un fulmine,
Il rintocco dell’orologio della cattedrale,
Il rumore della circumnavigazione del globo
Che solleva tutto il treno e le pietre umide dei dintorni.
Tutto canta. Ve lo ricorderete. Andate avanti.
.
Motivo medievale
Sotto le nostre espressioni stupefatte
C’è sempre il cranio, il vuoto impenetrabile. Mentre
Il sole lento ruota nel cielo.
…………………………………….La partita a scacchi prosegue.
Un rumore di forbici da parrucchiere nei cespugli.
Il sole ruota lento nel cielo.
La partita a scacchi si interrompe sul pari.
…………………………………….Nel silenzio di un arcobaleno.

 

































domenica 2 ottobre 2011

TU... LO SPECCHIO


Immagine limitata, mondo circoscritto dove il proprio io rimane rinchiuso per l'eternità senza nessuna via di crescita.
UNA PRIGIONE della propria mente vista attraverso gli occhi.

"Mi guardo allo specchio e vedo solo ombre dietro di me, ombre senza volto senza forma, uomini che non mi hanno dato niente e non mi hanno lasciato nulla da ricordare....".

Ecco perchè Lylith ha lasciato lo specchio dietro le spalle e cammina guardando avanti.

venerdì 30 settembre 2011

OLTRE LO SPECCHIO



Come è limitato il "vedere" di un uomo.
La Lamia conosce i 5 elementi, che sono il completamento dell'Albero della Vita.

mercoledì 28 settembre 2011

HO FAME DELLA TUA BOCCA (poesia)


Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli

e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,


non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,

cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.



Sono affamato del tuo riso che scorre,

delle tue mani color di furioso granaio,


ho fame della pallida pietra delle tue unghie,

voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.



Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,

il naso sovrano dell'aitante volto,


voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,

cercandoti, cercando il tuo cuore caldo

come un puma nella solitudine di Quitratúe.


(Pablo Neruda)

Quattro esseri viventi

 

Vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: "Vieni".

  • Incarnazione (l'uomo)
  • Passione (il bue)
  • Resurrezione (il leone)
  • l'Ascensione (l'aquila)
Ma anche
  • Fuoco
  • Terra
  • Aria
  • Acqua
e soprattutto
Ricordiamoci il verbo che si divise in quattro per spiegare in quattro modi differenti il mondo spirituale

Tanah (Bibbia – linguaggio biblico)
Halakhà (diritto-legge – linguaggio dogmatico)
Agadà (mito-linguaggio mitico)
Kabbalah (linguaggio Kabbalistico)

Tanah

All'inizio creò il
dare e il ricevere
il cielo e la terra 
lo spirito e la materia

Quindi bisogna usare il giusto equilibrio di dare e ricevere




Halakhà 

«Due reggono un Taled (scialle di preghiera)... uno dice è tutta mia, e l’atro dice per metà è mia... questi prende tre parti, l’altro prende la quarta parte». (Gmarà)


Per primo viene il desiderio di prendere (ricevere) ma il giusto richiama all'equilibrio, la ricerca della giustizia, del giusto, della metà tra chi prende tre e chi prende uno.
 

L'ambizione massima è quella di riunire ogni pensiero delle quattro lingue nel VERBO per ridare la forza dell'origine. 




Agadà

   «E i bambini si urtavano nel suo seno». «Quando Rebecca stava vicino ai Batei Midrasc. Giacobbe tentava freneticamente di uscire » (Midrash Rabba)«mentre quando Rebecca passava accanto a Batei Akùm era Esaù, fratello di Giacobbe,  che tentava freneticamente di uscire.

Batei Midrasc (scuola di Kabbalah)
Batei Akùm (scuola di chi venera le costellazioni)

“Giacobbe” è la forza positiva che porta ad elevarsi.
“Esaù” è l'impedimento apparente.

La Spiritualità viene descritta con parole che hanno simbologie diverse lo studio della mitologia ci permette di stabilire i rapporti tra le forze e grazie alla compagnia delle persone con la quale si sceglie di stare si ottiene l'ambiente idoneo per evolvere Spiritualmente, ma la società cercherà di allontanarti dalla spiritualità e ti porterà a sentirti in debito con il mondo, lo studio del mito ti permetterà di escludere questo falso debito dalla tua vita, ma tutto dipende dall'ambiente che tu  sceglierai.
L'uomo nella sua ricerca della spiritualità si imbatte nel potere e nel pensiero di sfruttare il prossimo, l'azione di Esaù, ma questo, grazie all'ambiente può essere usato come una bussola per ritrovare la via al dare, ecco perchè si dice che Esaù è l'impedimento apparente, apparente solo per il giusto, per chi è capace di equilibrare il suo percorso di ricerca.

Ogni volta che hai il desiderio di sfruttare il prossimo, questo desiderio deve servire da indicazione per capire quanto tu sia lontano dal donare ed amare. Questa ti aiuterà non ingannare te stesso pensando di essere perfetto, solo in questo modo si può arrivare al traguardo, al Creatore, superando questo desiderio, e su tutto ciò scrissero i Kabbalisti usando tutti e quattro i linguaggi.





giovedì 22 settembre 2011

TIENIMI PER MANO AL TRAMONTO (poesia)


Quando la luce del giorno si spegne

e
l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...

Tienila stretta
quando non riesco a viverlo

questo mondo imperfetto...


Tienimi per mano...


portami dove il tempo non esiste...


Tienila stretta nel difficile vivere.


Tienimi per mano...


nei giorni in cui mi sento disorientata...


cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate...


Tienimi la mano, e
stringila forte

prima che l'insolente fato possa portarmi via da te...


Tienimi per mano e


non lasciarmi andare... mai...


(Herman Hesse)

sabato 17 settembre 2011

Specchio

Quando il cuore è divenuto un puro specchio, allora il mondo vi si riflette come realmente è, ossia senza le deformazioni derivanti dal pensiero passionale.

domenica 7 agosto 2011

SONO LA PERIFERIA DI UNA CITTA’ INESISTENTE



Oggi, all’improvviso, sono giunto a una sensazione assurda e giusta. Ho capito, in una folgorazione intima, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno. Quando il lampo ha balenato, quella che pensavo fosse una città era una pianura deserta; e la luce sinistra che mi ha mostrato me stesso non ha rivelato lì sopra alcun cielo. Sono stato derubato del poter esistere prima che esistesse il mondo. Se ho dovuto reincarnarmi, mi sono reincarnato senza di me, senza essermi reincarnato. Sono la periferia di una città inesistente, il commento prolisso a un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo da scrivere che passa aerea ed evanescente senza essere esistita, fra i sogni di chi non mi ha saputo completare. Penso sempre, sento sempre; ma il mio pensiero non contiene raziocini e la mia emozione non contiene emozioni. Da una botola lassù, sto precipitando nello spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, il movimento di un oceano infinito intorno a un buco nel nulla, e nelle acque che più che acque sono vortici, fluttuano tutte le immagini che ho visto e sentito nel mondo – ci sono case, volti, libri, casse, echi di musica e sillabe di voci, in un turbine sinistro e senza fondo. E io, proprio io, ne sono il centro che esiste solo per una geometria dell’abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perché ogni cerchio lo possiede. Io, proprio io, sono il pozzo senza pareti, ma con la viscosità delle pareti, il centro di tutto con il nulla intorno.

FERNANDO PESSOA – IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE

giovedì 28 luglio 2011

Nabta Playa

Duemila anni prima di  'Stonehenge' gli antenati dei faraoni innalzarono dei massi con lo scopo di calcolare quando ci sarebbero state le piogge che permettevano la formazione di un lago stagionale nei pressi.
Siamo proprio nel Tropico del Cancro  e l'assenza di ombre nel solstizio d'estate non poteva non passare inosservata.
E quindi la particolarità del luogo favorì lo studio e la comprensione di fenomeni astrologici. 


da:
http://www.ancient-wisdom.co.uk/egyptnabta.htm
 
Allineamenti - Cinque allineamenti megalitici a Nabta irradiano verso l'esterno da una raccolta centrale di strutture megalitiche. Il cerchio di pietre di piccole contiene quattro serie di lastre verticali, due dei set sono allineati in direzione nord-sud, mentre la seconda coppia di lastre fornisce una linea di vista verso l'orizzonte solstizio d'estate. Un allineamento est-ovest è presente anche tra una struttura megalitica e due megaliti di pietra, che si distinguono circa un miglio lontano. Inoltre ci sono altre due linee geometriche che coinvolge circa una dozzina di monumenti ulteriori pietra che portano sia a nord-est e sud-est dal megalite stesso.

lunedì 25 luglio 2011

IO VALGO!




Avevo dieci anni quando per la prima volta mi senti dire:
-Devi sapere quanto vali!
In quegli anni era abbastanza facile: c'era la scuola a fartelo capire.
gli amici poi davano il loro apporto per la tua auto stima, ma soprattutto la famiglia, la mia era una famiglia molto larga, e l'approvazione o la disapprovazione arrivava su tutti i campi.
Con l'Università, se non cambiava la valutazione "culturale", aumentava quella dell'approvazione sociale da parte dei "conoscenti", uso proprio "conoscenti" perchè capì quanto era sfruttato il termine amici, discorso lungo e complesso si dovrà riservare a questo termine. Diminuiva in compenso quello familiare, una accettazione rassegnata della tua non conformità e ribellione.
Arrivarono gli anni del lavoro, della produttività, a decidere il tuo valore fu il mercato, sempre meno pesava la famiglia, perchè sempre meno erano i parenti stretti e più agevole scappare da quelli prossimi. Alta era la stima per pochi con i quali dividevi il pane, le poche gioie e le aspettative più recondite come a nutrire il mio io.
Poi la scoperta di essenze a cui non chiedi e non dai, ma che ti rendono vivo attraverso le loro vite, mai finirà il grazie a loro.
Ora finalmente ho una risposta quantitativa al mio valore.
Io so quanto valgo, valgo precisamente 29 denari.
Pagate e vi libero della mia presenza!
Ma non riuscirete a lavarvi le mani!

sabato 9 luglio 2011

Elementi...


In un angolino di una strada del centro ho incontrato una persona...
Che buffo! tre numeri uguali, simili a conigli, danno una somma...
Un numero Primo?
Ma è divisibile per 5
... è divisibile per 3
... è divisibile per 1(1)

lunedì 4 luglio 2011

LUCIA MERLI

Lucia Merli - Ragazza con l'aquilone
Una svista di una certa gravità mi ha portato ad analizzare le opere, peccato che non ho avuto ancora la fortuna di approfondirle  da vicino, tranne le poche opere viste a Pisa nel Giugno 2009 alla RASSEGNA di ARTE CONTEMPORANEA, di una bravissima artista LUCIA MERLI.
L'artista ha studiato arti figurative a Piacenza (dove vive e lavora).
Metto qui il link del suo sito. Sperando di avere la fortuna di incontrare ancora le sue opere, e scusandomi ancora che non sia stato inserito il suo nome nell'opera riportata nel blog.

http://www.wix.com/luciamerli/arte






venerdì 24 giugno 2011

TANTI AUGURI


Sei fortunato.
Tu hai ricevuto il più bel regalo che nessuno abbia mai avuto.
Sei l'Unico a cui ho permesso di guardare nei miei occhi.

giovedì 23 giugno 2011

Quella notte



Era la notte in cui il vento sussurrava tra le canne della capanna.
Era la notte in cui aspettare il viandante per offrire pace e ristoro.
Era la notte in cui si mangia pane azzimo ed erbe amare.
Era la notte in cui la sedia difronte a me restò vuota.
Era la notte che non sai se finirà.
Era la notte delle notti.

Ma l'alba venne
il sole sorse di nuovo.
Ma la sedia restò vuota

Հայր
Հայր քանի որ

martedì 14 giugno 2011

Specchio Mente

La Mente riflette e crea qualsiasi cosa.
Lo Specchio riflette solo quello che ha dinnanzi.
Poi ci sono specchi che deformano e altri che non riflettono,
ma in ogni caso invertono e solo i loro giochi simulano la realtà.
Quando riuscirò a passare dallo specchio, nello specchio, superando la realtà invertita?
Dal pozzo si vedono le stelle anche se c’è il sole.
Con lo specchio no!






Il generale può non valere per il particolare
mentre il particolare è sempre nel generale
il tre non è l'uno e l'uno non è il tre
ma l'uno è nel tre
come l'uomo è nell'universo
ma dov'è l'universo?



É quasi il gioco delle tre carte
dove il mazziere vince sempre
riuscirò mai a trovare la regina?

martedì 31 maggio 2011

Pitone

Benvenuti Pietro
Apollo vincitore del serpente Pitone, c. 1813
Olio su tavola
252 x 176 cm

Pitone, seguendo gli ordini di Era, perseguitò Leto, la madre di Apollo e Artemide, Diana per i Latini, per impedirgli di partorire i frutto dell'amore di Zeus.
Per queste sofferenze che la madre dovette subire, Apollo, appena riconobbe di poterlo affrontare, si recò nella caverna del monte Parnaso in cui viveva il mostruoso serpente.
Usando una torcia per stanarlo, il fuoco sacro, lo colpì con le sue frecce uccidendolo, arco e frecce sono gli strumenti dell'intelletto.
La caverna del serpente divenne la sede del più famoso oracolo del mondo antico, l'oracolo di Delfi.
Dalle crepe del terreno fuoriuscivano i vapori che permettevano alla Pizia seduta sul tripode, di profetizzare con sconnesse parole che dovevano poi essere interpretate.
Ecco che la morte del serpente segna il momento in cui si apre per l'uomo la possibilità di conoscere il futuro e tutto grazie al fuoco e alla raziocinio.

lunedì 30 maggio 2011

La ballata dello specchio vuoto




Girano gli occhi nelle orbite vuote
s'alza il suono dalla bocca senza linqua
stringono il niente le mie dita d'osso

Eppure il mio corpo vuoto ha freddo

Nella pace del riflesso nel nulla

Auguri

domenica 29 maggio 2011

NON STO PENSANDO A NIENTE (poesia)


Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.

Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...

(F.Pessoa)

giovedì 26 maggio 2011

DEV' ESSERCI... (poesia)


Dev' esserci un colore da scoprire,
un recondito accordo di parole,
dev' esserci una chiave per aprire
nel muro smisurato questa porta.

Dev' esserci un'isola più a sud,
una corda più tesa e più vibrante,
un altro mar che nuota in un altro blu,
un'altra intonazione più cantante.

Poesia tardiva che non riesci
a dire la metà di quel che sai:
non taci, quando puoi, e non sconfessi
questo corpo casuale e inadeguato.

(Josè Saramago)

sabato 7 maggio 2011

ROSA MISTICA (poesia)


Era lei
E nessuno lo sapeva
Ma quando passava
Gli alberi s'inginocchiavano
E nei suoi capelli
Si intrecciavano le litanie.
Era lei.
Era lei.
Sono svenuto fra le sue mani
Come una foglia morta.
Le sue mani ogivali
Che davano da mangiare alle stelle
Volavano nell'aria
Romanze senza suono

E sul suo cuscino di passi

Mi sono addormentato.

(Gerardo Diego)

martedì 26 aprile 2011

ODISSEA (poesia)


Navighiamo come punti nel Tempo

corpi nel grande oceano di una Memoria

che sovrana conduce i flutti

del nostro andare.

tuo canto

bisogna legarsi all'albero maestro.

Potrebbe sedurre per sempre ciò che poco appartiene alla terra.



(Raymond André Di Vitantonio )

giovedì 21 aprile 2011

SOLITUDINE (poesia)




La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.


(Rainer Maria Rilke )

domenica 17 aprile 2011

IL GIARDINO DI BOBOLI


La Fontana del Bacchino si trova vicino all'ingresso del giardino da Piazza Pitti. Questa curiosa fontana, esemplare dello stile grottesco tanto in voga nei giardini del periodo tra Cinque e Seicento, è costituita da una statua realizzata dallo scultore italiano Valerio Cigoli (1529-1599) che ritrasse il nano di corte di Cosimo I nudo e a cavallo di una tartaruga. (Come ogni donna toscana non mi sono astenuta dal toccare le p... e del Bacchino, si dice che porti fortuna!)

MUSEO DELL'ASSURDO


Dove le parole diventano oggetto...

venerdì 15 aprile 2011

BUON FINE SETTIMANA


20.6.1931

Questa è una giornata nella quale mi pesa, come un ingresso in carcere, la monotonia di tutto. Ma la monotonia di tutto non è altro che la monotonia di me stesso. Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro, perché oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è, e non ce n’è mai stato un altro uguale al mondo. L’identità è solo nella nostra anima (l’identità sentita con se stessa, anche se falsa), attraverso la quale tutto si assomiglia e si semplifica. Il mondo è cose staccate e spigoli distinti; ma se siamo miopi, esso è una nebbia insufficiente e continua.
Il mio desiderio è fuggire. Fuggire da ciò che conosco, fuggire da ciò che è mio, fuggire da ciò che amo. Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni. Voglio riposarmi, da estraneo, dalla mia organica simulazione. Voglio sentire il sonno che arriva come vita e non come riposo. Una capanna in riva al mare, perfino una grotta sul fianco rugoso di una montagna, mi può dare questo. Purtroppo soltanto la mia volontà non me lo può dare.

La schiavitù è la legge della vita, e non c’è altra legge perché questa deve compiersi, senza possibile rivolta o rifugio da trovare. Certuni nascono schiavi, altri diventano schiavi, ad altri ancora la schiavitù viene imposta. L’amore codardo che tutti noi proviamo per la libertà (libertà che, se la conoscessimo, troveremmo strana perché nuova e la rifiuteremmo) è il vero indizio del peso della nostra schiavitù. Io stesso, che ho appena detto che desidererei una capanna o una grotta per essere libero dalla noia di tutto, che poi è la noia che provo per me, oserei forse andare in quella capanna o in quella grotta consapevole che, dato che la noia mi appartiene, essa sarebbe sempre presente? Io stesso, che soffoco dove sono e perché sono, dove mai respirerei meglio se la malattia è nei miei polmoni e non nelle cose che mi circondano? Io stesso, che ardentemente sogno il sole puro e i campi liberi, il mare visibile e l’orizzonte largo, chissà se mi adatterei al letto o al cibo o a non dover scendere otto rampe di scale per arrivare alla strada o a non entrare nella tabaccheria dell’angolo o a non scambiar il buongiorno con l’ozioso barbiere.
Quello che ci circonda diventa parte di noi stessi, si infiltra in noi nella sensazione della carne e della vita e, quale bava del grande Ragno, ci unisce in modo sottile a ciò che è prossimo, imprigionandoci in un letto lieve di morte lenta dove dondoliamo al vento. Tutto è noi e noi siamo tutto; ma a che serve questo, se tutto è niente? Un raggio di sole, una nuvola il cui passaggio è rivelato da un’improvvisa ombra, una brezza che si leva, il silenzio che segue quando essa cessa, qualche volto, qualche voce, il riso casuale fra le voci che parlano: e poi la notte nella quale emergono senza senso i geroglifici infranti delle stelle.

(dal Libro dell'inquietudine di F. Pessoa)

mercoledì 13 aprile 2011

Ho pena delle stelle (poesia)


Ho pena delle stelle

Ho pena delle stelle
che brillano da tanto tempo,
da tanto tempo...
Ho pena delle stelle.
Non ci sarà una stanchezza
delle cose,
di tutte le cose,
come delle gambe o di un braccio?
Una stanchezza di esistere,
di essere,
solo di essere,
l'essere triste lume o un sorriso...
Non ci sarà dunque,
per le cose che sono,
non la morte, bensì
un'altra specie di fine,
o una grande ragione:
qualcosa così, come un perdono?

lunedì 11 aprile 2011

E PLURIBUS UNUM (poesia)


Una fodera non è una federa

veste da veste fodera separa,

Dentro un cuscino la federa appara

così che i molti ad uno compara.


Ma se nell'uno separo le parti

le parti apparir potrebbero scarti,

però ad evitar di ciò scoraggiarti

miriam l'interna unità delle parti.


Ebben rispetta i colori diversi

e dei composti all'interno sommersi

mostriamo al mondo il vario vedersi


Ché niuna cosa è composta da uno

ma che ciascuno abbia il proprio raduno

è cosa egregia ed è ciò ch'è opportuno.


(Claudio Balducci)

giovedì 7 aprile 2011

IO E ME (poesia)


Mi sfidi, mi fronteggi

come nello

specchio d'acqua zampillo ed immagine.


Come potrò trovare la via eterna

ch'offre lo specchio all'anima degli occhi

se vieni tu dal fondo della via

con la forza di quest'ansia che a un tratto

nasce da me, non so di dove, come tu da te stesso?


Intorno, tutto è luce.

Ma io non posso andare all'infinito di cui l'anima ha sete

per questo luogo - il suo! - dal quale tu

mi vieni incontro.


Ah, forza della mia immagine - vita! -

più forte di me stesso.


(Juan Ramón Jiménez)

lunedì 4 aprile 2011

LXXVI (poesia)


Lascia colare il tuo bacio,

come una fonte,

filo fresco nella tazza

del mio cuore!

Il mio cuore, poi, sognando,

ti restituirà, doppia, l'acqua del tuo bacio,

dal canale del sogno,

dal profondo della vita.

E l'acqua del tuo bacio,

oh, nuova aurora della fonte,

sarà eterna e eterna,

perchè il mio amore sarà la sua sorgente.

(Juan Ramòn Jiménez)

giovedì 31 marzo 2011

LASCIO A TE QUESTE IMPRONTE SULLA TERRA (poesia)


Lascio a te queste impronte sulla terra

tenere dolci, che si possa dire:

qui è passata una gemma o una tempesta,

una donna che avida di dire

disse cose notturne e delicate,

una donna che non fu mai amata.

Qui passò forse una furiosa bestia

avida sete che dette tempesta

alla terra, a ogni clima, al firmamento,

ma qui passò soltanto il mio tormento.


(Alda Merini)

sabato 26 marzo 2011

AUTOPSICOGRAFIA (poesia)



Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
(F.Pessoa)

mercoledì 23 marzo 2011

IL TUTTO


Vivere ogni attimo come fosse una Vita
Amare ogni uomo come fosse l'Unico
Pensare all'eternità come fossi un Dio

Uno l'uomo
Due la donna
Tre.... la creazione

Il continuo rinnovarsi senza fine.

(Lamia)

domenica 20 marzo 2011

IO SONO COME SONO (poesia)


Io sono come sono
Sono fatta così
Quando ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che mi ama
È forse colpa mia
Se non è sempre quello
Che amo alla follia
Io sono come sono
Sono fatta così
Cosa volete di più
Che volete da me

Sono fatta per piacere
Non c'è niente da fare
I tacchi sono troppo alti
In vita sono troppo snella
I miei seni troppo sodi
I miei occhi troppo truccati
E poi
Che cosa ve ne importa
Io sono come sono
Piaccio a chi piaccio

Che cosa ve ne importa
Del mio passato
Sì qualcuno ho amato

Certo qualcuno mi ha amato
Come i ragazzi che si amano
Sanno semplicemente amare
Amare amare ...
Perché m'interrogate
Sono qui per piacervi
E niente mi può cambiare.

(Jacques Prévert)

martedì 15 marzo 2011

PAURA (poesia)


Paura

sebbene io sappia che è doloroso vivere
morire stanca.

Medo

embora eu saiba que viver é dolorido
morrer cansa.

(Vera Lúcia de Oliveira)

venerdì 11 marzo 2011

SONO UNA DONNA (poesia)



Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.

Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.

Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.

Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.

[Joumana Haddad (1970) Libano]

giovedì 10 marzo 2011

ALLA TUA SALUTE AMORE MIO (poesia)


Amore, vola da me
con l'aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l'ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d'albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa' delle due braccia
due ali d'angelo
e porta anche a me un po' di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.

(Alda Merini)