EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

giovedì 31 dicembre 2009

BUON ANNO 2010


STIAMO PER ENTRARE NEL 2010, COSA AUGURARVI ?
DA PARTE DI NOI TRE CHE TUTTI I VOSTRI DESIDERI SI AVVERINO.
PER ME SOLTANTO CHE CONTINUI QUESTA MERAVIGLIOSA AMICIZIA E COLLABORAZIONE CON INDI ED EUCLIDE CHE ESISTE ORMAI DA UN ANNO E MEZZO.
VORREI INIZIARE L'ANNO CON UNA POESIA TRATTA DA "IL PROFETA" DI KAHLIL GIBRAN.

SULL'AMICIZIA
...Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione,
né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non
è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche
la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

Deucalione e Pirra

CASTIGLIONE Giovanni Benedetto
1655
Staatliche Museen, Berlino


«
Cataclysmus, quod nos diluvium vel irrigationem dicimus, cum factum est, omne genus humanum interiit praeter Deucalionem et Pyrrham, qui in montem Aetnam, qui altissimus in Sicilia esse dicitur, fugerunt. Hi propter solitudinem cum vivere non possent, petierunt ab Iove, ut aut homines daret aut eos pari calamitate afficeret. Tum Iovis iussit eos lapides post se iactare; quos Deucalion iactavit, viros esse iussit, quos Pyrrha, mulieres. Ob eam rem laos dictus, laas enim Graece lapis dicitur. »

Quando avvenne il cataclisma che noi chiamiamo diluvio oppure inondazione, tutta la razza umana perì a eccezione di Deucalione e Pirra che si rifugiarono sull’Etna, il monte più alto (si dice) che sorga in Sicilia. Essi non potevano sopravvivere per la solitudine; perciò pregarono Giove di concedere loro degli uomini oppure di annientarli come era successo agli altri. Allora Giove ordinò di gettare delle pietre dietro la schiena: quelle gettate da Deucalione divennero uomini, quelle da Pirra donne. Questa è l’origine della parola laos (“popolo”), poiché in greco Laas significa pietra.

Igino Astronomo Fabulae, 153

mercoledì 30 dicembre 2009

Apollo e Dafne

MURER, Christoph
Apollo and Daphne
c. 1580
Crocker Art Museum, Sacramento


Fra tutte le ninfe del monte Ossa, ove A pollo conduceva il più delle volte a pascere le sue pecore, la più bella ed amabile era Dafne, figlia del fiume Peneo , le cui acque rendevano fertili le belle campagne della Tessaglia. Apollo l'aveva spesso incontrata nelle praterie, ove guidava ella pure una bella mandria di pecore più bianche della neve. Egli ben avrebbe voluto entrare in dialogo con lei, mentre i loro agnelli pascevano tranquillamente sotto la guardia de' fedeli lor cani ; ma Dafne sapeva che una fanciulla bene educata non deve conversare con un giovine da lei non conosciuto. In oltre, ell'era, per quanto credo, una delle ninfe di Diana, e quella Dea le aveva fatto promettere di non pigliar mai marito. Onde, ella evitò per lungo tempo d'incontrarsi con Apollo, e come appena udiva alla lontana il suono del suo (lauto, si nascondeva ne' più folti boschetti, ove ben sapeva che quel pastore non avrebbe osato di andare a trovarla.

Un giorno però, avendola il nume incontrata nel viale di un bosco, cominciò a parlarle con voce si tenera, dicendole mille cose più graziose le une delle altre, che Dafne si senti la voglia di fermarsi un momento per ascoltarlo: ma rammentandosi tosto che ciò le era proibito, si diede a correre con tutte le sue forze, per fuggire quel giovili pastore, il linguaggio del quale l'allettava a suo mal grado ; poiché Apollo, prima del suo esilio, era tenuto pel più spiritoso degli Dei dell'Olimpo.

Quella volta il Dio intraprese di seguirla, e benché Dafne fosse leggiera quasi al par delle cerve, che talvolta uccideva nelle caccie, alle quali andava con Diana, pure egli stava già per raggiungerla, allorchè la giovane ninfa, arrivando sulle sponde del Peneo, gridò con voce lamentosa, stendendo le braccia verso il fiume: « 0 padre mio, non verrai tu in soccorso della tua figlia » ?

Mentr' ella terminava queste parole sentì d'improvviso i suoi piedi piantarsi in terra, e le braccia, che teneva alzate, indurirsi, le dita le si allungarono in rami flessibili, guerniti di un bel fogliame, e tutto il corpo le si copri d' una leggiera corteccia. Dafne era stata cangiata in alloro: ed Apollo non la raggiunse, se non per essere testimonio di quella trasformazione. Compreso di dolore, egli spiccò alcune foglie di quel bell'albero le quali son sempre verdi, e ne formò una corona, che si pose in capo. Da quel tempo, l'alloro gli fu consacrato, ed egli ordinò che d' allora in poi un'eguale corona avesse ad essere la ricompensa de' gran poeti e dei gran guerrieri.


Tratto da:

La mitologia

Di Lamé Fleury

martedì 29 dicembre 2009

Diana ed Atteone

BALDUCCI Matteo

Atteone, figliuolo del celebre Arifteo e d'Autonoe, figliola di Cadmo, effondo alla caccia nel territorio di Megara trovò Diana con le fue Ninfe nel bagno, laddove avvicinatoli , tratto dalla novità di un tale fpettaclo, la Dea per punire la fua temerità, landogli dell'acqua, lo trasformò in cervo fui punto fteffo , ed i fuoi proprj cani lo divararono . Può effere che Atteone fia ftato realmente divorato dai fuoi cani divenuti arrabbiati, e può intenderti ancora che la paffione ch'egli avea per la caccia gli abbia rovinata la falute, perché quefto Principe aveva confumate tutte le fue ricchezze colle fpefe ecceffive che per effa avea fatte. Diodoro afferifce che Atteone fu confiderato, e trattato come un empio perché difpregiava Diana e il fuo culto, e volle perfino mangiar delle carni che le erano ftate offerte in fagrifizio. E fecondo Euripide fu divorato di cani di Diana per averfì vantato nell'arte di cacciare più perito di quefta Dea . Nulla oftante però quefto fgraziato Principe fu riconofciuto dopo la fua morte per un Eroe dagli Orcomenj che gli erefero de' monumenti eroici.

tratto da:
Dizionario mitologico: ovvero della favola, storico, poetico, simbolico ec
Di André de Claustre





lunedì 28 dicembre 2009

Cerere e Abànte (Stellio)

ELSHEIMER, Adam

Abànte - Figliuolo di Ippotoone, e di Melanina o Melania, che alcuni autori chiamano Metanira: altri dicono che fosse figlio di Celeo e di Meganira. Essendo ancora fanciullo ebbe dispiacere che sua madre avesse accolto nella sua capanna Cerere, la quale andava lo cerca di Proserpina; e nel vedere la dea a bere ingordamente la bevanda che le aveva presentala Meganira, si rise della sua avidità, per cui Cerere irritata da un tale disprezzo lo cangiò in uno stellione o lucertola, gettandogli in dosso il resto della bevanda, da cui ovunque fu tocco restò coperto dì macchie, onde procurò poi sempre di nascondersi alla vista degli uomini. {Ovid. Metani, lib. 5.). Chi uccideva uno di questi animali credessi di fare cosa grata a Cerere. Credesi lo stesso che Stelle, per la qual cosa Linneo ha dato alla lucertola macchiata il nome di Lucerla Stellio.

Tratto da:Dizionario storico-mitologico di tutti i popoli del mondo
Di Giovanni Pozzoli



mercoledì 23 dicembre 2009

PORTA UZEDA





Costruita per volere del Duca di Camastra, don Giuseppe Lanza nel 1695 con lo scopo di di unire l'ex palazzo dei Chierici con il seminario è un vero cavalcavia che forma una porta detta della Marina, poi intitolata al viceré don Francesco Pacco, Duca di Uzeda, che visitò la città per verificare i lavori di ricostruzione dopo il terremoto del 1693. Sopra quell’arco, negli anni che seguirono, a iniziativa del vescovo mons.Salvatore Ventimiglia, vennero costruiti i piani superiori, collegati anch’essi con le due ali del palazzo, e in alto fu eretto un sontuoso fastigio con una nicchia centrale che racchiude un busto di S.Agata che guarda la città e un’iscrizione marmorea: "D.O.M.Sapientiae et bonis artibus-1780" (A Dio ottimo massimo, alla sapienza e alle sue belle arti). Sul balcone che si apre proprio sulla porta dalla parte di Via Etnea c’è un grande stemma del vescovo.

Nicola De Maria


By Nicola De Maria

Festa nella camera della testa
1980. Olio su tela, cm 24,5 x 30,5

martedì 22 dicembre 2009

Non fare




Sia il fare che il suo opposto il non fare sono le basi della vita.
Ogni essere vivente fa o non fa.
Ma per assurdo il non fare è più difficile del fare, presenta indubbie difficoltà.
La scelta del non fare deve essere ponderata e dopo attenta analisi messa in pratica non estrema decisione.
Difficilmente si riesce a non fare, per lo più il nostro non fare si trasforma in fare l'opposto, ma è sempre fare.
Quando si decide di attuare il non fare si attua una scelta individuale.
Io scelgo un luogo di energia, cioè un luogo in cui il mio essere riceva benessere.
L'ultimo era accanto ad una chiesetta su una collina con vista sul mare. I miei occhi spaziavano dalla costa frastagliata alle rovine greche con immancabile teatro.
Li mi sedetti poggiai la schiena al tronco benevolo di un ciliegio e respirando tranquillamente mi concentrai su questa unica azione.
Respirare.
L'aria l'elemento meno tangibile ma il più vitale.
La mia concentrazione era difficoltosa poiché i ricordi del mondo mi continuavano ad assillare.
Ma alla fine la materialità del mondo decise di allentare la sua presa su di me.
Ed allora ogni respiro era il nutrimento per il mio essere ero veramente vivo ero io e solo io.

lunedì 21 dicembre 2009

Monsù Desiderio- Barra o François?

MONSÙ Desiderio (see BARRA, Didier)



MONSÙ, Desiderio (see NOMÉ, François de)


Una fabbrica dell'onirico nel '600.
Ambientazioni di scene bibliche su notturni architettonici fantastici, un connubio inscindibile tra due scuole provinciali, la Lorenese e la Napoletana.

domenica 20 dicembre 2009

L'Essere




Sono seduto nell'orto.
Sotto l'albero del fico.
Noto che ogni volta che mi viene voglia di scrivere sono stimolato dalle fronde di un albero e forse lo stato d'animo che provo è anche causato dal tipo, qui servirebbe una specialista di piante per poter verificare se la quercia ti porta a sensazioni diverse da quelle di un fico, o di un ulivo.
Il fico mi ricorda mia madre.
L'ho conosciuta poco, morì dopo che nacque mia sorella; ancora ricordo quando mi pettinava i capelli e poi mi dava una carezza sul collo.
L'orto è nella veste invernale anche se la giornata è luminosissima, la terra mi dice che sta per entrare nel riposo invernale. So che per il mio amico questo sarebbe il periodo migliore per godersi con calma le singole piante, gli spazi che vengono ridistribuiti mentalmente per la primavera prossima. Mi ha spiegato che non è bene mettere la stessa cultura nello stesso posto dell'anno prima, che bisogna anche sentire il terreno e immedesimarsi nella pianta che vuoi far nascere per capire se il luogo è quello che più l'aggrada.
Mi sforzo ad immedesimarmi in una pianta di pomodoro.. ma alla fine mi viene da sorridere pensando all'insalata con le cipolle e le olive.
Non ho la sua sensibilità ma ho piacere di come mi hai dato le sensazioni di questo tuo talento.
Ed ecco il mio nuovo amico arrivare si posa sul ramo alla mia destra e mi guarda, sa che ora tirerò fuori la fetta di pane portata per lui.
Appena lancio le molliche si avventa e gli altri uccelli si fanno coraggio e seguono il suo esempio.
A dire il vero non so se sia un lui o una lei, non conosco questi uccelli, a dire il vero non so di che specie si tratta, a dire il vero non so se sia questa una cosa importante.
L'importante è che ci sia, per lui l'importante è attraversare l'inverno.
L'erba ai miei piedi è di un verde scuro, scricchiola sotto i piedi, proprio loro sono quelli che riconoscono e mi trasmettono l'essenza dell'elemento di cui volevo parlare.
La terra.
Essa rappresenta la realtà, il vero in tutti i suoi aspetti di bene e male, su di essa si basa tutto il nostro presente e solo con lei puoi esprimere l'esistenza.

venerdì 18 dicembre 2009

Indi?... i Koan (1)


« Verum, sine mendacio certum et verissimum,

quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portauit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi.

Completum est quod dixi de operatione solis. »

A chiese a B

Con quale dito il saggio indica il nulla?

lunedì 30 novembre 2009

WHEN SILENCE SPEAKS

Dominio "il mio nome" Gratis



Il dominio .tk e' collegato al governo di Tokelau
non è un vero e proprio dominio di primo livello ma vi permette di attivare un ??????.tk in conversione di un URL che richiede uno sforzo da Pico della Mirandola per ricordarselo.

qui per attivate

martedì 27 ottobre 2009

IL SERPENTE


Nell'antichità ritroviamo il serpente dappertutto. Il più noto quello del Paradiso perduto, quello che incitò Eva a cogliere la mela e contravvenire alla promessa fatta a Dio.
Gesù stesso lo considera come la rappresentazione della saggezza divina quando esorta ad "essere saggi come serpenti".
Fin dall'antichità lo ritroviamo come simbolo della Dea Madre, nei templi e anche Cleopatra che morì per un morso dei un serpente probabilmente stava partecipando ad un rituale sacro.
E' simbolo della natura maschile e femminile.
La perdita della pelle del serpente poi veniva considerata come elemento di immortalità, di rigenerazione continua, da paragonare al ciclo mensile di una donna? Che altro non è che un continuo rinnovarsi per prepararsi a procreare e quindi rigenerare la propria specie.
Quindi l'Oroborus rappresenta nella sua semplicità il simbolo della totalità e dell'infinito.
Nel tempo il serpente ha assunto l'idea del male, ma non è sempre stato così. Gli Ebrei stessi lo veneravano: "Mosè fece un serpente di ottone e lo mise sopra un palo,..."(Numeri 21:9)(1), poi in seguito fu distrutto.
Ma nella Bibbia il serpente che viene venerato e poi denigrato e poi adorato, ancora denigrato e ancora denigrato,viene associato più tardi a Cristo come modello: "E come Mosè alzò il serpente nel deserto, allo stesso modo il Figlio dell'Uomo deve essere alzato su". (Jn 3:15)(1). Come a significare che la saggezza di Cristo si sarebbe rivelata solo con il sacrificio sulla Croce.
Il serpente è anche un simbolo celeste che rappresenta una costellazione, ma anche tutta la volta celeste, con il Sole e la Luna al posto degli occhi.
Ma il serpente era anche il "Principe dell'oscurità" e infangarlo significa rifiuto del culto stellare a favore di quello solare.
Il mito del serpente come simbolo di saggezza e di vita lo ritroviamo nel bastone di Esculapio, in quello di Hermes con la rappresentazione di due serpenti che si fronteggiano.
E come poter dimenticare la catena del DNA, la catena della vita: non sono forse due serpenti che si attorcigliano e si rincorrono?


(aggiunta by indi)

Un non ultimo pensiero mi va verso la costellazione del serpente , una delle 88 costellazioni moderne ma era anche presente nelle 48 costellazioni di Tolomeo. É l'unica costellazione ad essere divisa in due parti Testa del Serpente (Serpens Caput) ad ovest e la Coda del Serpente (Serpens Cauda) ad est. Tra di esse l'Efiuco colui che porta il serpente, serpentario o Οφιούχος in greco.


(1)

Dal libro dei Numeri

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio e disse contro Dio e contro Mosè: « Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero » . Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Perciò il popolo venne a Mosè e disse: « Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti ». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: « Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita ». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.

Dal vangelo secondo Giovanni

Vangelo Gv 3, 13-17

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: « Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui ».

martedì 13 ottobre 2009

SAGRADA FAMILIA


Ho sempre avuto una particolare simpatia per la sfera, con la sua forma così tonda.
Guardando le opere di Antoni Gaudì mi ritrovo ad avere lo stesso stato d'animo.
Non è l'opera in sè e per sè che diventa eccelsa, non sicuramente definirla una delle meraviglie del mondo, ma sicuramente lo stato di beatitudine che scaturisce nell'animo di chi la osserva. Nel suo interno mi sono sentita avvolgere come in un abbraccio. Le sue linee sinuose morbide rotondeggianti che correvano verso l'alto mi trascinavano con sè.
Chissà come, mi sono sentita portare verso il cielo, vicino al sole in mezzo alla luce.
Le sue figure hanno nella drammaticità della Passione e Crocifissione di Gesù qualcosa di sublime che fa avvicinare di più ad un 'atmosfera celestiale.
La sua opera, qualsiasi cosa da lui progettata o ristrutturata denota solo una grande pace interiore, le sue forme eccelse sembrano quasi dettate da Dio come se lo avesse investito di un compito da svolgere per far conoscere cosa l'Uomo peccatore perde se non segue la "...Io sono la Via, la Verità e la Vita ...."(Gv 14,6).
I suoi spazi protesi verso il cielo danno quasi l'impressione che la distanza che ci separa da Dio venga superata solo seguendo le linee di questa stupenda basilica. Una strada....così ben delineata che Gaudì racchiudeva dentro di sè e che ha voluto trasmettere agli uomini.
Un segreto? IL SEGRETO di come percorrendo la giusta strada noi arriveremo a Dio attraverso la salvezza?
Una strada senza ritorno?
No, solo una strada di fede(ltà).
Le sue smerlature i ricami della facciata delle sue torri mi hanno richiamato alla mente i centrini di pizzo che faceva mia madre.
I mobili di casa ne erano pieni.
Un'atmosfera un po' retrò, ma così calda e accogliente.
L'abbraccio caldo che i bambini cercano come il rifugio più prezioso.
Non a torto è stata definita SAGRADA FAMILIA.

lunedì 12 ottobre 2009

RICERCA O CONQUISTA ?

??? Composizioni

Conquistare




conquistare cum quaerere
quaerere = andare in cerca (chiedere)

Quando si chiede si cerca una risposta ma la risposta va vagliata da se stessi e l'unico giudice dell'asserzione della verità, restiamo solo noi.

Io sono il giudice impietoso della mia vita.

Guarda il prossimo passo e volgi a vedere la strada percorsa ogni volta che lo sconforto ti coglie.
Il futuro è da scoprire, il passato è l'energia, il presente è il motore; qualsiasi altra cosa immaginala come la strada.

Terra 1









domenica 11 ottobre 2009

Da Epicuro e le Forme



Rinasce un Blog "Difficile".
Ma essenziale per il completamento dei Blog di Epicuro.
Questo Blog e l'ariete dello spirito di Epicuro nella ricerca della nuova strada per la vita in tutte le sue sfaccettature.

venerdì 17 aprile 2009

continua?


E chi ciavi l’omu di ora ca’ non ci aveva chiddu vecchiu?

A panza e a testa è a stissa

Fami e siti

Lacrimi di sangu ietta

come quannu c’era u francisi ca cumannava

Cu sugnu iu, pi diri ca è meghiu ora ca nd’avota?

Ora si campa chiù assai, si sta meghiu è veru. Ma l’omu è u stissu ancora fitusu è..


da God of war

Zeus: Si... è forte. Ma un giorno potrebbe divenire troppo forte...troppo forte anche per noi

giovedì 16 aprile 2009

POSSIBILE ALL'UOMO MODERNO?


(da TESTO - mercoledì 15 aprile 2009)

Risposta? Pensieri? Dubbi? Certezze?........

Bella domanda!!!
Tutte e tre i termini primi di facile interpretazione, non importa nemmeno commentarli. L'ultimo il quarto il migliore!
Spendiamo fiumi di parole?
Cominciamo con il risalire agli uomini primitivi, quando l'ascesa al cielo significava sperare di catturare un fulmine per scaldarsi o per cacciare? Ogni civiltà ha eretto quello che di più sublime possiamo ammirare ancora, ogni manufatto è stato un'opera eccelsa per ingraziarsi gli dei e poter salire ed entrare in qualcosa di talmente alto che solo le stelle potevano toccare e farne parte. Anche gli Inferi non sono mai stati considerati in basso sotto la terra, ma solo il BASSO del cielo.
Risaliamo al Medioevo quando in un'epoca di lunga durata e di confini incerti e temporali si guardava al creato come un immenso libro scriptus digito Dei (Exodus 31, 18)?
Dove le allegorie erano pane quotidiano per spiegare o meglio soggiogare il popolo ignorante, dove i segreti venivano custoditi in conventi chiusi sigillati , "governati " da priori che quanto a lungimiranza e carità cristiana, ho sempre avuto dei dubbi. Forse epoca oscura difficile da sottomettere, dove le prime menti eccelse del secondo millennio avrebbero potuto cominciare a creare qualcosa di sublime e furono invece stroncate dalla Santa Inquisizione? Dove libri che potevano servire per capire meglio alcune cose furono bruciati.
Ma bruciare e distruggere è proprio e anche di tutte le epoche. Finita una guerra bisogna per forza razziare, rompere, bruciare tutto quello che è stato del nemico. Come possiamo parlare di elevare le menti e l'anima a qualcosa di etereo e di non tangibile? Come possiamo far capire che in ogni cultura in ogni popolo c'è sempre qualcosa di bello da salvare e conservare gelosamente?
Epoca scura buia il Medioevo paragonabile però al nostro secolo agli anni che stiamo vivendo adesso.
Non voglio scusare quello che fu, "ai posteri l'ardua sentenza", ma quale sentenza?
In ogni luogo e in ogni anno bisogna vivere per toccare la vita che si deve subire, soprattutto le angherie di chi al potere non vede al di là del proprio tornaconto. Adesso nel 2009 siamo forse in un'epoca diversa dal Medioevo? Come posso credere di aspirare a qualcosa che non tocco, con cui non parlo, che quando ho bisogno di aiuto, perchè mia figlia non parla mi scontro solo con gente e istituzioni con para-occhi? Come può uno che nascerà fra 500 o 1.000 anni capire e giudicare l'epoca che stiamo vivendo adesso? Come può dire che poteva essere cambiata? Come possiamo noi che la viviamo tangibilmente cambiarla?
Ogni fenomeno in questo mondo devo interpretarlo come segno di una realtà che lo trascende? Cosa faccio metto accanto il simbolismo anagogigo della salvezza dell'anima alla realtà umana crudele di tutti gli orrori che dobbiamo vivere ogni giorno?
Medioevo ! Quando nell'orrendezza della vita quotidiana sembrava che l'unica cosa bella fosse credere in Dio e nei Santi! Ma poi era così meraviglioso questo credo? Forse l'arte pittorica, i primi manoscritti, le miniature dorate, ma il resto? Cosa poteva e come poteva un contadino ignorante, che viveva nella sporcizia, nella crudeltà di tutti quelli che gli si avvicinavano pensare al bello dell'aldilà. Eppure anche questa era realtà quotidiana, c'era chi credeva veramente, chi lo faceva per paura.
Ricordate la famosa frase ..."possiamo ridere di Dio? Il mondo precipiterebbe nel caos"...e ancora ..."ridere di persone risibili.."? Affermazione della famosa mai rinvenuta COMMEDIA di Aristotele nel libro Il nome della rosa.
Mai frase ha significato meglio l'epoca oscura del Medioevo, la grettezza e l'assurdità della paura che aleggiava negli e intorno agli uomini. Quando il clima di terrore soggiogava gli animi come poteva qualcuno aspirare ad un mondo migliore nell'aldilà? Solo la speranza che finisse quest'agonia, questi stenti, questa crudeltà. E nel nostro secolo? Non assistiamo forse adesso ad omicidi in massa ? Dettati da scopi e fini diversi, ma sempre con l'idea di LIBERAZIONE da qualche cosa.
Quale uomo o donna aspira ad elevarsi al di là del mondo che lo circonda? Come può un ragazzo oggi andare oltre le umane apparenze se non ci sono più valori, quando il senso dell'onore, della patria, della civiltà è stato cancellato con un colpo di spugna? Come si può portare le masse di una volta a frequentare la religione? Quando rivedremo Piazza S.Pietro e anche Via della Conciliazione stracolma di persone a perdita d'occhio? Quando vedremo ancora non solo poche migliaia di fedeli guardare la famosa finestra, ma migliaia e migliaia.
Prendiamo cento persone a chiediamo a ognuna di loro cosa si aspettano oltre la vacanza, la casa, l'auto nuova, il lavoro sicuro? Chiediamogli se c'è qualcosa oltre questo, e sono sicura che mi guarderebbero come un "marziano".
Come può uno che legge i miei scritti in un blog, capire se voglio andare oltre le semplici parole? Quale forma allegorica devo usare per fargli credere che c'è qualcosa di più sublime da prendere in considerazione e discutere della sua esistenza?
Mi hanno tacciato di cerebrale, di troppo impegnata, di dire cose incomprensibili ai più.
Tutti i giorni accuso mia figlia di 9 anni di leggere poco, e invece vi assicuro che lo fa. Come posso far capire concetti a chi non legge e non ha studiato Dante, Epicuro, Aristotele? Il mio amico scrittore che io ammiravo tanto, mi ha confessato che lui ammira me perchè leggo filosofia ed altri libri, mentre lui legge solo polizieschi. Quando ha letto alcune cose mie non è andato oltre le semplici parole, ed invece io avevo cercato di far trasparire nel dramma qualcosa di più sublime e spirituale.
Spirituale? C'è un concetto concreto per farlo capire a chi non vede al di là del proprio naso?
Ma se i più grandi dottori della Chiesa non sono riusciti a spiegare l'essenza dello Spirito Santo dopo secoli, cosa posso fare io per spiegarlo a chi legge Novella 3000? Come possiamo, con i segni di cui disponiamo, far comprendere l’Invisibile? Segni che resteranno sempre disperatamente insufficienti nei confronti della realtà .
Chi di voi a scuola ha studiato i tre Cantici della Divina Commedia di Dante?
Meraviglioso l'Inferno!
Così carnale, sanguigno, passionale, odio, amore, chi non si sente attratto dai personaggi, chi non si sente parte di essi, così vicini alla nostra realtà ? Uomini e donne peccatori: così umani così simili a noi con le nostre debolezze.....LA BOCCA MI BACIO' TUTTO TREMANTE...Chi per un momento non ha sentito le labbra sfiorate da quel bacio? Chi non ha assaporato l'attimo e il tremolio della passione? Chi non ha avuto un brivido di piacere nel sentire quel bacio veramente sulla bocca?
Passiamo al Paradiso!
Chi si identifica in Beatrice? Chi in Dante perduto dietro a concetti astratti per capire il Supremo? Beatrice, personalmente la prima volta che l'ho studiata mi sono detta... ma chi ci crede che hai guardato Dante solo da lontano ,vi siete incontrati ed amati come tutti gli amanti clandestini e pieni di passione....Poi la poesia ti ha voluto surgere a lidi irraggiungibili ai più, alla gloria dei Cieli.....
Chi di noi ha compreso l'estasi divina di un 'astrazione?
Chi dei ragazzi che lo devono studiare non si è annoiato su quelle pagine, tutta quella beatitudine quella pace. Come è possibile comprendere l'aere celestiale del Paradiso, e le parole che spiegano concetti non tangibili?
Qualcuno è stato capace di cogliere il senso anagogico del Cantico dalle parole? E' riuscito a liberare il proprio intelletto dai fantasmi della realtà?
Chi riuscirà veramente ad affrancarsi dalla materialità delle cose terrene e trasformare se stesso in puro spirito per comprendere e capire finalmente cosa è in senso anagogico il Cristianesimo?

mercoledì 15 aprile 2009

testo

un testo può essere letto:

in modo morale, ossia letterale, che non va oltre il significato scritto;

in modo simbolico, ricercando il significato dei simboli;

analogico, che con le analogie comprende il significato;

anagogico, porto su, ascendo al significato, possibile all'uomo moderno?


lunedì 16 marzo 2009

L'Acqua




Per Talete: “essere l’acqua il principio di tutte le cose; ch’essa aveva gran parte nella produzione de’ corpi; che rendea la natura feconda, nutricando le piante e gli alberi; e senza il suo concorso la terra, secca, abbruciata, e priva di succhi, rimarrebbe sterile, e presenterebbe alla vista un orribile diserto.”
La forza dell’elemento è sia femminile che maschile, la profondità della terra, inquieta come l’aria e mobile come il fuoco.
Elemento sacro dagli Egizi, Persiani, Greci e Romani
Nilo, mare, Poseidone e Nettuno.
In India è la forma quando ancora la terra doveva emergere.
Per i Cattolici lo spirito santo è sorgente di vita e la vita e il battesimo con l’acqua è rigenerazione, nuova nascita.
Troviamo fontane pozzi e sorgenti nella Bibbia come luoghi sacri dove avvengono incontri si stringono unioni, patti e alleanze.
Umido (legame), Freddo (contenere), rappresenta la flessibilità, l’adattamento della materia, si muove secondo le forze che riceve. Interiora, assimila, mescola, ammorbidisce, inibisce, omogeneizza, riempie e dissolve.
Essa vince cedendo, cambiando forma, adattandosi alle circostanze, aggirando gli ostacoli che incontra, ma inesorabilmente dalla sorgente in cui nasce piano piano raggiunge il mare, la sua trasformazione è la sua vera forza.
L’acqua è espansione e profondità, è ricettiva e purificante; è terapeutica, portatrice di energie segrete e guaritrice,
Ippone disse che l'anima è acqua
L’Umidità trapassò per prima l’Oscuro, la densa Materia.
All’acqua appartengono le emozioni profonde che scorrono, appaiono in superficie o scompaiono sotto terra secondo le proprie leggi, inafferrabili, imprevedibili, indefinibili, a volte sconosciute, a volte dominanti. L’altruismo, la capacità di abbandono, la dipendenza, i sensi di colpa, l’attaccamento, la compassione, la condivisione sono i suoi sentimenti più caratterizzanti. I corsi d’acqua tendono a incontrarsi, a riunirsi, a crescere insieme, così l’acqua tende ai legami, all’unione fino alla dipendenza, anche se interrotta da cicliche separazioni. I legami a loro volta si rinforzano attraverso i liquidi. (sessualità, allattamento, bere in compagnia ecc.)

martedì 24 febbraio 2009

strada

Ogni giorno faccio lo stesso tragitto, ma ogni giorno la strada è diversa, si perché ogni girono incontro persone diverse, alcune mi camminano a fianco altri accelerano e mi passano altri mi vengono incontro e vanno nell’altra direzione, la strada è uguale ma diversa.

Ogni giorno parto da un punto e vada in un altro ma questi sono solo le mie partenze e i miei arrivi, non sono assolutamente i migliori, ne quelli giusti, ma sono solo i miei.

Pensare che qualcuno sposi le tue partenze e i tuoi arrivi, non impossibile ma improbabile e poi per quale scopo?

Meglio riconoscere le proprie partenze e i relativi arrivi e poi la strada è l’elemento comune si ci incontra forse una o tante volte.

Il capire che uno incontra un altro è lo scopo della strada oltre che la meta, e quando uno incontra uno fa due, ma resta uno, ecco lo scopo del due e il riconoscere il proprio essere il riconoscersi in uno, come il figlio si riconobbe nel padre, per assurdo la forza del due è proprio l’uno, come con tutti i numeri si devono per forza ricondurre all’uno.

Io lo specchio per far riconoscere il tuo uno non è inferiore al mio ma uguale




mercoledì 21 gennaio 2009

DUODECEDRON ELEVATUS



Il duodecedron elevatus è uno dei poliedri che Leonardo da Vinci, il genio fiorentino, aveva disegnato per il De divina proportione dell’amico Luca Pacioli, quando correva l’anno 1498.
Il Rinascimento, geometria e architettura, viene analizzato soprattutto dal punto di vista della ricerca nel campo della geometria e dell'importanza che questa ha avuto nel progetto dell'architettura. L'artista rinascimentale é un'intellettuale a tutto tondo: pittore, scultore, architetto, matematico, uomo di scienza.
Leonardo Da Vinci disegnò i poliedri per tre manoscritti dell’opera, De divina proportione, uno dei quali si conserva a Milano, l'altro a Ginevra, mentre quello dato in dono al gonfaloniere di Firenze, Soderini, risulta perduto. Quei poliedri si rifacevano al IV secolo a.C., ai solidi platonici ed euclidei: tra questi, il dodecaedro era inteso come immagine dell'universo nella sua totalità. Nel XV secolo, essi erano stati preceduti dagli studi di Paolo Uccello e di Piero della Francesca; nel XVI secolo, furono poi seguiti da quelli di Albrecht Durer, Daniele Barbaro, Lorenzo Sirigatti. Una forma d'arte che trova corrispondenza nell'attualità del “Diamante” Enel, una centrale energetica a energia solare di nuova generazione, progettata nel 2007 dalla Ricerca Enel e dalla Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Pisa, che nasce per integrarsi con luoghi naturali o di particolare rilevanza artistica. La struttura è simile proprio al duodecedron elevatus (dodecaedro, sia solido che vacuo) di Leonardo-Pacioli che è costituito da 90 lati e 180 angoli, i quali formano 60 triangoli equilateri in piramidi pentagonali ed esagonali.