EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

sabato 25 dicembre 2010

TANTI AUGURI




Accendiamo una candela bianca per illuminare la strada che porta a casa.


“Luce, mia luce,

luce che riempi il mondo

luce che baci gli occhi

luce che addolcisci i cuori...

Le farfalle stendono le loro vele

sul mare della luce.

Il fiume del cielo ha straripato

e ha inondato il mondo di gioia”

(Tagore).






venerdì 24 dicembre 2010

Luce


Per Noi


















e per Te piccola




"Se proprio devi odiarmi" di W. Shakespeare (poesia)




Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
qunado altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.

(Shakespeare )

domenica 19 dicembre 2010

io il declino ...o tu?

"la gente come noi non si coniuga, si declina"


Bosch
La nave dei folli
 
 
 
"Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e ci sono cretini che non hanno visto la Madonna..."






"non era la prima volta che si buttava dalla finestra"

venerdì 10 dicembre 2010

IL VENTO CI PORTERA' VIA (poesia)



Dentro la mia notte, così breve, così impetuosa
il vento e le foglie si ritrovano
La mia notte è breve e piena di un'angoscia devastatrice.
Alla disperazione sono abituata
Ascolta, senti il frusciar delle tenebre?
Io guardo meravigliata questa felicità
Ascolta, senti il frusciar dell'oscurità?
Ora, nella notte, qualcosa sta passando,
e la luna rossa è in allarme.
Su questo letto,
che ogni momento rischia di cadere
le nuvole, come un popolo in lutto,
attendono il momento della pioggia.
Un momento e subito dopo... nulla più.
Dietro questa finestra
la notte trema e la terra smette di girare.
Oltre la finestra, un estraneo si preoccupa di me e di te.
Oh corpo rigoglioso...le tue mani come un ardente ricordo,
si posano tra le mie (mani) innamorate.
E le tue labbra, come una sensazione calda di vita,
accarezzano le mie labbra innamorate.

Il vento ci porterà via.


(Forugh Farrokhzad)

lunedì 6 dicembre 2010

Torre del filosofo




Prodromo della storia naturale generale e comparata d'Italia
Di Francesco Constantino Marmocchi

..(407)

Ma l'esistenza stessa della Torre del Filosofo fornisce

una prova anche più irrefragabile dell'eccessiva lentezza con cui questi prodotti si accumulano sulle parti elevate del groppo vulcanico. Il nome di questo piccolo edifizio deriva, secondo una vecchia tradizione siciliana, dall'essere stato abitato da Empedocle, quando questo filosofo speculava, studiava assiduamente l'Etna. Più tardi però, i dotti giudicarono fosse un tempietto dai pagani sacrato a Vulcano: e oggi gli antiquari son divisi nell'opinione circa l'oggetto di questo edifizio, sendochè alcuni lo considerano una tomba ed alcuni un belvedere, costrutto per vaghezza dall'imperatore Adriano, quando, viaggiando per le Provincie del romano impero, salì sull'Etna. — In qualunque modo è certo, che questo edifizio è d'origine antica. Una descrizione curiosa e precisa di esso la fece il canonico Recupero nel 1769: sebbene la Torre del Filosofo fosse già nelle parti superiori diroccata, pure mostravasi allora molto più intera di quello che oggi non veggasi ; poichè l'edilizio è quasi fino alla base demolito, non già per opera del tempo, nè per l'azione degli elementi, ma sì per opera dei montanari dell' Etna, che credono, che nella Torre del Filosofo sieno ascosi tesori d'oro e d'argento (1).

Queste rovine, comecchè informi, pur sono ancora riconoscibili; e l'origine antica de'materiali onde compongonsi non pare potersi revocare in dubbio. Secondo misure esattissime prese da Mario Gemmellaro di Nicolosi, in sul cominciare del secolo corrente (nel 1807), pare che a quell'epoca il piano dell'edifizio fosse coperto da uno strato di materiali alto meno di due metri; strato prodotto dalle piogge delle ceneri e dei lapilli emanati dal cratere

(1) Storia naturale e generale dell' Etna del Canonico Recupero: Tomo 1. — Vedi anche le Annotazioni fatte a quest'opera da Agatino Recupero, nella ediz. del 1815. ( Nota 50 del Tomo 1.)

dell'Etna, dall'epoca della sua costruzione, antica non meno di 1500 anni e forse 2000: lo che suppone un medio elevarsi del Piano del Lago, per effetto delle materie vulcaniche che vi piovono sopra, di appena un millimetro per anno (1). ,

Le dotte indagini del Girard, membro dell' accademia delle scienze, ed uno dei sapienti illustri che accompagnarono l'esercito francese nella gloriosa spedizione d'Egitto, provarono: che il medio elevarsi del suolo della valle del Nilo, per effetto dell' annuo deposito lasciato dalle acque torbe del fiume nelle sue periodiche piene, è di 1 metro e 260 millimetri in mille anni; vale a dire di 1 millimetro e 26 centesimi di millimetro per anno. Laonde il Nilo lavora con maggiore efficacia a seppellire sotto le sue alluvioni i monumenti di Tebe e di Memfi, di quello che l'Etna non faccia per seppellire sotto le sue deiezioni la Torre del Filosofo!! —

L'importanza di questo fatto per la storia dell'Etna, fu già traveduta dal celebre Brydone, ed esposta in una lettera che scrisse al Faujas, addì 29 maggio 1770 (2), notando, che la porzione dei prodotti delle eruzioni deposta sulle parti elevate della montagna è sì tenue, che non può che menomamente contribuire ad accrescerne T altezza. Ecco adunque una conclusione apertamente opposta all' idea volgare sufi' origine delle montagne vulcaniche, e tuttavia perfettamente conforme a ciò che la storia ci dice circa il modo onde i prodotti delle eruzioni dai tempi più remoti notate ed osservate, si sparsero sulla superficie del groppo dell'Etna. Questi prodotti sgorgando sui fianchi o sulla falda, e riempiendo gli avvallamenti ed estendendo la base del monte, anzichè renderne più eccelsa la cervice non fecero che torre l'apparenza d'altezza alla massa generale del vulcano. Ma, si dirà: occorse fossero -ben numerose e ben ricche di materie quelle eruzioni, per potere, nel periodo principalmente de' terreni terzieri c quadernari, produrre un tanto effetto. Ed in verità, il loro numero ha da esser grandissimo, incominciando dai più remoti tempi di cui si possano trovare le memorie o ne'monumenti della natura o nella storia. Ecco in punta di penna il prospetto di queste eruzioni, estratto dalla Storia critica delle eruzioni dell'Etna, di Giuseppe Alessi di Catania (1).


(1) Elia Di Beaumont. Distriuttions des produits des éruptions modernes sur la surface du mastif de l'Etna.

(2) La citata lettera del Brydone, é inserita alla pag. 61 del1'opera del Faujas De Saint-fond: Histoire naturelle des Volcans.

domenica 5 dicembre 2010

ALBORE (poesia)



Amo quell'ora in cui il brillio delle stelle è fioco
e respiro infantile a spegnerle è adatto
e il mondo si fa chiaro, a poco a poco
pur se con ciò, non insavisca affatto.

Io più del mattino amo l'albore, quando,
moscerino d'oro confondendo
gli alberi, dai raggi trapassati,
si alzano sulla punta dei piedi.

Amo quell'ora in cui, durante la sgambata,
al vociare di uccelli semidesti, tra i pini,
sul cappello di funghi gridellini
tremola lungo il bordo la rugiada.

Essere un po' a disagio felice senza gente.
Scaltra usanza il celare la propria felicità, ma
fate che si soffermino i felici nell'albore, pure se
dal mattino avrà inizio ogni calamità.

Sono felice che la vita mia come irreale sia
pur tuttavia allegra, coraggiosa realtà,
che invidia non mi diede Dio, né animosità,
che di fango coperto non sono, né di biasimo.

Sono felice che un giorno sarò antenato
di nipoti non più in gabbia. D'essere stato
tradito e calunniato sono felice,
meglio non è quando di te si tace.

Sono felice dell'amore di donne e di compagni,
le loro immagini sono le mie icone.
Che sia ragazza russa la mia sposa sono felice,
di chiudere i miei occhi è degna, ne avrò pace.

Amare la Russia è felicità plurinfelice.
Cucito a lei sono con le mie proprie fibre.
Amo la Russia e il suo potere tutto vorrei amare,
ma ne ho la naisea, vogliatemi scusare.

Amo questo mio mondo verde-azzurro
con le guance imbrattate di sangue.
Irrequieto io stesso. Morirò non per odio,
ma per amore insostenibile dal cuore.

Non ho saputo vivere in modo irreprensibile, da saggio,
ma voi con debito di colpa rammentatevi
il ragazzino con albore di libertà negli occhi,
luminosa più che vivido raggio.

Essere imperfettissimo io sono,
ma, scelta la mia ora preferita - il primo albore,
Dio creerà di nuovo innanzi giorno
gli alberi dai raggi trapassati,
me stesso trapassato dall'amore.

-- Evgenij (Aleksandrovic) Evtusenko

sabato 27 novembre 2010

PERUGIA E... CHAGALL


Chagall e i suoi colori: dove l'azzurro è l'azzurro del mio mare. Dove i fiori non appassiscono mai dove i violini suonano dolci melodie senza mai smettere.
Chagall ebreo uno dei tanti artisti che sto seguendo da un po' di tempo. Qualcuno mi ha chiesto se avevo origini in quel meraviglioso popolo ebbene non credo o almeno non lo so, ma in questi ultimi anni mi ritrovo ad avere comprato e letto centinaia di libri di scrittori di origine ebraica e me ne sono accorta solo ora.

Ho imparato nel tempo ad apprezzare la musicalità delle note racchiuse nelle parole, i disegni dei sogni mai scoloriti nel tempo, una tenerezza mai ritrovata in nessun uomo occidentale.

La crudezza della realtà vissuta nei secoli mista all'amore per la vita.

I quadri che ho ammirato oggi sono vivi, hanno la vita nei colori nelle figure nei ricordi di un mondo cui Chagall è appartenuto.

Quante volte desideriamo ricordare e non cancellare! Quante volte vorremmo che le immagini che ci appartengono non sfumassero nelle tonalità del grigio e della nebbia del non-ricordo!

Chagall... che riesce a rendere così umano e vivo il suo sogno... i nostri sogni.

I fantasmi della mente diventano figure paesaggi colori di intensità così vera e struggente che nessuno riesce a stare davanti ai suoi quadri e a non sorridere.

L'animo la mente si libera per un istante delle paure delle preoccupazioni lasciando libera la fantasia e l'allegria.

Un ritornare fanciulli con la spensieratezza dei nostri primi anni quando il mondo ci sembrava così bello e tutto da conquistare, quando la vita era a portata di mano e tutta da vivere quando niente era impossibile o vietato.

Chagall e i suoi quadri o meglio i suoi colori appartengono al nostro ego più nascosto quello che non può non fare capolino di fronte alla vita.

mercoledì 24 novembre 2010

"...quando siete nell'avversità e non intravedete via d'uscita, inginocchiatevi e pregate Dio che vi mandi Shackleton " ( Raymond Priestley)




.....
Una catastrofe psicocosmica
mi sbatte contro le mura del tempo.
Sentinella, che vedi?
Una catastrofe psicocosmica
contro le mura del tempo.

....
(Battiato-Sgalambro)

lunedì 22 novembre 2010

LE PAROLE DEL SILENZIO (poesia)



Vorrei dirti parole che solo
il silenzio conosce,
parole indiscrete che
tradiscono emozioni
taciute da tempo.
Se solo ripenso al tuo
viso, si frangono gli argini
di quel fiume di passione,
che dentro me scorre,
mi travolge il turbinio
veemente dei sentimenti,
che la cruda realtà trattiene.
E il gusto del frutto proibito
alimenta la voglia di te,
dei tuoi modi eleganti,
ma pudico riporto altrove
la mente dove gli sguardi
dei curiosi non giungono.


(Caelifer)

venerdì 19 novembre 2010

QUELLO CHE SEI (poesia)


Quello che sei
mi distrae da quello che dici.
Lanci parole veloci,
pavesate di risa,
invitandomi
ad andare dove mi porteranno.
Non ti presto attenzione, non le seguo:
sto guardando
le labbra da cui sono nate.
Intanto guardi lontano.
Fissi lo sguardo laggiù,
non so in cosa, e già si precipita
a cercarlo la tua anima
affilata, come saetta.
Io non guardo dove guardi:
io ti vedo guardare.
E quando desideri qualcosa
non penso a quello che vuoi
né lo invidio: è il meno.
Ciò che ami oggi, lo desideri;
domani lo dimenticherai per un nuovo amore.
No.
Ti aspetto oltre qualsiasi fine o termine
in ciò che non deve succedere.
Io resto nel puro atto del tuo desiderio,
amandoti.
E non voglio altro
che vederti amare.


(Pedro Salinas)

lunedì 15 novembre 2010

IL GIOCO DEGLI SCACCHI



Canterò un canto su una battaglia / progettata fin dai giorni lontani e passati / Uomini abili e saggi l'hanno organizzata / su una pianura divisa in otto parti / e ripartita in tanti riquadri. / Due accampamenti si fronteggiano, / ed i re stanno in battaglia / e la lotta è fra loro due. / Rivolta alla guerra è la faccia di ciascuno, / ed ognuno è accampato o si muove. / Tuttavia non si sfoderano spade, / perché la loro è una guerra di pensieri. / (I guerrieri) si riconoscono dai segni / che son sigillati e scritti sui loro corpi; / e colui che li vede, pensa / che siano edomiti ed etiopici / coloro che si combattono. / Le forze etiopiche / invadono il campo di battaglia / e gli edomiti le inseguono. Primo in battaglia, il pedone / viene a combattere sulla strada, / camminando sempre dritto innanzi a sé; / ma se fa un prigioniero, si muove di lato. / Non si allontana della sua strada / e non può mai tornare indietro; / al principio può avanzare / all'interno di tre riquadri. / Se avanzando in battaglia / raggiunge l'ottava fila, / diventa a tutti gli effetti una regina, / e combatte come lei. / La regina volge i suoi passi / dove vuole in ogni senso. / L'elefante (alfiere) avanza o retrocede; / sta di lato, come in agguato; / il suo modo di procedere è simile a quello della regina; / ma essa ha vantaggio su di lui, / perché esso può fare solo tre passi. / Il cavallo è veloce in battaglia, / muovendo su una via contorta; / sui riquadri, tre è il suo limite. / Il vento (torre) muove dritto sul sentiero di guerra/ nel campo, in lungo e in largo, / ma non ricerca vie traverse: / (segue) solo vie dritte, senza perversità. / Il re si muove da ogni parte, / dando aiuto ai suoi sudditi; / è cauto nelle sue azioni, / sia che combatta o che si accampi. / Se il nemico viene a spaventarlo / fugge dal suo posto con terrore, / o il vento (torre) gli dà rifugio. / Talvolta deve fuggire davanti al nemico; / talvolta delle moltitudini l'aiutano; / tutti si uccidono l'un l'altro, / distruggendosi con grande ira. / Uomini forti di entrambi i sovrani / cadono uccisi, ma senza spargimento di sangue. / L'Etiopia talvolta trionfa, / Edom fugge davanti a lei; / talvolta è vittorioso Edom: / L'Etiopia e il suo sovrano / sono sconfitti in battaglia. / Se il re, una volta sconfitto, / cade in potere del nemico, / non gli si fa mai grazia, / non può esser liberato, / né fuggire in una città di rifugio. / Giudicato dai nemici, senza ricatto, / per quanto non ucciso, è perduto. / Le schiere sono distrutte intorno a lui, / Dànno la vita per la sua liberazione. / Schiacciata e svanita è la loro gloria; / tuttavia combattono di nuovo la battaglia, / perché dopo la morte vi è la resurrezione.

( Avrahàm ibn Ezrà)

venerdì 12 novembre 2010

AUGURI A MIA FIGLIA

Lucia Merli - Ragazza con l'aquilone
Non ricordo più come era la mia vita prima che tu nascessi.

Forse un lungo letargo dal quale mi sono svegliata camminandoti a fianco piena di paure di incertezze di insicurezze sulle mie azioni.

Ma anche con nel cuore la gioia dei tuoi primi passi e delle tue conquiste, le tue lotte i tuoi capricci, il tuo opporti in maniera decisa ai miei rimproveri.

Il mestiere di genitore non s'impara in nessuna scuola nessun libro è abbastanza informato da indicarti la strada giusta.

L'istinto mi ha guidato sempre.

Guardo al domani con terrore in mezzo agli orrori della vita di oggi.

Ma ho solo una speranza: che quello che cerco di insegnarti possa dare i suoi frutti

che tu trovi accanto a te persone che ti vogliano bene e amici sinceri

che ci sia sempre un occhio vigile su di te anche se lontano e che ti guidi e ti ami nei momenti in cui io sarò assente o non sarò capace di difenderti.

Auguri patatina che quest'anno sia costellato di felicità e gioia... te lo meriti.

A ...




L’Antico di giorni si assise.

La sue veste era candida come la neve

e i capelli del suo capo erano candidi come la lana pura


Auguri mia piccola

domani accenderò rami di cedro intriso di resina bianca e in questo fuoco brucerò l'incenso del padre, sperando che sia sempre con te come il mio ultimo soffio.

lunedì 8 novembre 2010

SONETTO 3-III



Guarda lo specchio: al volto ch’è riflesso
di’ che a un secondo volto doni il vanto.
Se la tua grazia non rinnovi adesso,
dài frode al mondo, ad una madre il pianto.
Donna non è sì bella che il suo seno
fiero disdegni il seme dell’amato,
né uomo che l’orgoglio senza freno
d’amor di sé, d’un figlio abbia privato.
Specchio a tua madre, tu di sua bellezza
il vago aprile nel tuo viso porta.
Sia dolce, ai vetri spessi di vecchiezza,
l’età dell’oro, fra le rughe scorta.
Ma se vivrai senza lasciar memoria,
morirà solitaria la tua gloria.

(William Shakespeare)

giovedì 4 novembre 2010

Le nuometamorfosi (1)




Il contesto ed il protesto

Contestare

con - mezzo, strumento
Testis - testimone

Chiamare in testimonio, intimare, opporsi


Protestare

Pro - dinanzi
Tetàri -attestare, denominativo di Testis - testimone

Dichiarare pubblicamente la propria volontà; esprimere solennemente il proprio diritto contro chi l'offende.


Perchè ho cercato l'etimologia di queste due parole?

Forse perchè la prima mi riporta alla mia gioventù, allora era una parola che risuonava in ogni cosa. Era come un  fascio di luce che cercava di mettere in evidenza i lati oscuri delle cose, delle strutture sociali, della misera concezione borghese.
E proprio quella concezione borghese, una volta messa in luce si scopri una vena di vanità che non si sapeva.
Sfruttando la propria vanità il pensiero borghese si ringalluzzì si accrebbe e come un vampiro cominciò a nutrirsi di quella luce che doveva distruggerla, divenne cosi sfacciata di riflettere di rimandare al mittente la luce che la doveva distruggerlo.
E il contestare finì, divenne protesta e la protesta assunse il ruolo del male, la rivoluzione del nuovo si trasformò in controrivoluzione.
I maestri divennero cattivi. E la gioia di cambiare si mutò in sottomissione sociale, la "cultura nuova" fu ingabbiata dalla finanza e nacque la finanza che si crede cultura, l'uomo che distrugge l'uomo si erse come modello.
Ma i maestri non possono essere cattivi, cattivo è chi ingabbia la cultura, chi trasforma la forza vitale in edonismo, chi muta la sostanza in apparenza.
Riprendiamoci la Contestazione ed eliminiamo i ben pensanti, rifiutando tutto ciò che distrugge l'uomo e la sua area di sopravvivenza.

martedì 2 novembre 2010

PICCOLO PRINCIPE (poesia)


Vivi su un altro pianeta
piccolo che
sembra una stella cometa
hai come amica una rosa
e le vuoi bene
...sopra ogni cosa
di lei e di tre piccoli vulcani
ti prendi cura con le tue mani
e poi ti guardi il tramonto
ne vedi uno ogni secondo.
Piccolo principe dove sei andato
dal tuo pianeta sei scappato
io questa notte guardo le stelle
la tua e' lassu' tra una di quelle.
Hai viaggiato per altri mondi
piccoli e grandi
tutti rotondi
nel primo posto che hai visitato
c'era un sovrano
bizzarro e svitato
un tizio interessante
e' un vanitoso assai stravagante
un altro contava continuamente le stelle
perche' credeva di possederle.
Piccolo principe dove sei andato
dal tuo pianeta sei scappato
io questa notte guardo le stelle
la tua e' lassu' tra una di quelle.
Infine da noi sei arrivato
e hai conosciuto
un mondo sconfinato
dove hai incontrato
un velenoso serpente
ed una volpe buona e intelligente
sono rimasto incantato
quando i tuoi capelli d'oro ho guardato
ed ora che stai ripartendo
un gran dolore in fondo al cuore sto sentendo.
Piccolo principe dove sei andato
sul tuo pianeta sei tornato
tu eri il bambino che in me era sopito
perche' la fantasia avevo smarrito
piccolo principe te ne sei andato
ora che io la fantasia ho ritrovato
e questa notte guardo ancora le stelle
sarai di nuovo la' su una di quelle.
E se riderai quelle stelle brilleranno
ed io
ridero' con te.

venerdì 29 ottobre 2010

CILIEGIA ROSSA SU PIASTRELLE BIANCHE (poesia-estratto)

1

Sono la ladra di caramelle,
davanti alla tua bottega,
le mie dita sono diventate appiccicose,
e non sono riuscita
a mettermene una sola
in bocca.

2

Che sciocchezza!
il mio cuore ogni volta che sente bussare
apre.

3

M’infiamma il desiderio
e brillano i miei occhi.
Sistemo la morale nel primo cassetto che trovo,
mi muto in demonio,
e bendo gli occhi dei miei angeli
per
un bacio.

4

Sono spaventata
come una gazzella davanti agli occhi della tua fame,
amami in silenzio
e lasciami
interrogarmi.

5

Aspetto,
e cosa aspetto ?
Un uomo carico di fiori
e di parole dolci.
Un uomo
che mi guardi e mi veda.
Che mi parli e m’ascolti.
un uomo che pianga
per me.
Provo pietà per lui
e l’amo.

6

Ho visto le tracce
dei passi,
punti neri
che vanno e vengono.
La neve bianca
cosiddetta
pura,
ha tradito
gli uccelli, i gatti
ed i fantasmi dei miei pensieri,
prima che sorga il pigro sole,
per cancellare
tutto.

7

Bussano.
Chi sarà?
Nascondo la polvere della mia solitudine
sotto il tappeto,
aggiusto il mio sorriso,
ed apro.

(...)

da Maram al Masri, "Ciliegie rosse su piastrelle bianche" Libero di scrivere, Genova, 2005

Traduzione: François-Michel Durazzo

mercoledì 27 ottobre 2010

LEGGENDO LE CICATRICI CHE PORTO (poesia)



Puoi saper chi sono

leggendo le cicatrici che porto

una mappa da pirati

per un tesoro mai sommerso

Un nuova atlantide che vuole rivelarsi a mondi migliori

Ogni segnale scorre dalle vene alle spalle

risale lungo la schiena l’oceano delle notti buttate in un fuoco a Tara

cicatrici profonde di lame spezzate

armi improvvisate in cui saggiare l’esser vivo

l’averti trovato ad un angolo dello sguardo

e non esserti più lontano

Puoi trovar la rotta verso i mondi che incendio

verso quelle speranze che modello con creta e rendo vive

potresti e potrei

sono azioni dell’adesso in un immediato futuro preciso e perfetto

costruisce ferrovie lontane

strade di campagna costeggiate da alberi immacolati

Tutto è perfetto nella mia tortuga

ha un rumore assurdo di risate forti

di gente che vive

Ognuna di queste persone è un mio pensiero

un mio fantasma che sa viver al meglio

Quelli in disparte sono esiliati

ricordi sbagliati

sorrisi mancati

Percorri le mie vie

percorri la mia mappa

avrai un sintomo nuovo

ed è tutto quello che altrove chiamano vita.

(Giovanni Rip Caria)

lunedì 25 ottobre 2010

L'ALTRA CASA (poesia)


Ancora non ho scritto la poesia
sull'altra casa, ma mi sono allontanato
verso lo sguardo che predilige scrutare
le case dell'isola, quelle in cui io non dimoro.
E con lo sguardo di colui
che è in procinto
di partire tra qualche giorno,
dico cose a cuor leggero.

A settembre ti ho telefonato più volte.
Se ne è andato e si è staccato da me
qualcosa, senza che sapessi,
senza che sentissi
che una volta arrivato al mio posto
cambierò indirizzo.


(Alon Altaras)

giovedì 21 ottobre 2010

SU DUE PIEDI (poesia)

Ci sono giorni
in cui va tutto
male.

Sull'autostrada
a casa
al super-
mercato
e da qualsiasi altra
parte

assalti
continui
ininterrotti
feroci
accidentali
a ciò
che è rimasto del
tuo
equilibrio e della tua
suscettibilità.

Gli dei prima
giocano con te
e poi
giocano
contro
di te.

I tuoi nervi
si tendono fino a
spezzarsi.

Nessuno scudo
filosofico
ti proteggerà,
nessuna dose di saggezza è
abbastanza.

Sei allo scoperto
facile preda
dei
cattivi e
delle
folle;
la rottura
del
macchinario
e della
ragione
è
completa.

Poi
c'è sempre
-all'improvviso-
un volto gioioso
sorridente
dallo sguardo
ottuso, qualche
semi-sconosciuto
che ti urla
forte:
"ehi, come ti
va?"

La sua faccia
sempre troppo vicina,
puoi vedere ogni
macchia e
poro della
pelle,
la bocca,
aperta
sembra una pesca
spaccata
marcia.

Il tuo unico
pensiero
è:
dovrei
ucciderlo?

Ma poi
dici:
"va tutto
bene.
E a te
come va?"

E
prosegui,
e la faccia-da-
capra
semi-sconosciuta
è alle
spalle
mentre il sole
filtra
attraverso
le nuvole
acide.

Vai
avanti
mentre gli dei
ridono e
ridono
e
ridono,
metti un
piede
davanti
all'altro,
muovi le
braccia
mentre la campana
arrugginita
non suona,
e dentro la tua
testa
il sangue
si trasforma in
gelatina.

Ma
questo giorno finirà
questa vita finirà
gli avvoltoi
voleranno
finalmente
via.

Per favore
in fretta, in fretta,
in fretta.

-- Charles Bukowski --

Ho scoperto le sue poesie dopo aver letto il romanzo "Post office".

domenica 17 ottobre 2010

LA MUSICA (poesia)





Spesso la musica mi porta via come fa il mare. Sotto una
volta di bruma o in un vasto etere metto vela verso
la mia pallida stella.
Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta
dei flutti accavallati che la notte mi nasconde;
sento vibrare in me tutte le passioni d'un vascello che dolora,
il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi
sull'immenso abisso mi cullano. Altre volte, piatta bonaccia,
grande specchio della mia disperazione.


Charles Baudelaire - (Da: «I fiori del male»)



Uno dei poeti che mi piace rileggere ogni tanto.

martedì 5 ottobre 2010

Zeusi e Parrasio



Le cinque fanciulle di Crotone da cui Zeusi prese un particolare per
dipingere la sua Elena.
Dipinto di Eleuterio Pagliano

«Si dice che costui (Parrasio) sia venuto in competizione con Zeusi,
il quale presentò un dipinto raffigurante acini d’ uva: erano riusciti
così bene, che alcuni uccelli volarono fin sulla scena [i dipinti
erano di norma esposti in teatro]. Lo stesso Parrasio, a sua volta,
dipinse un drappo, ed era così realistico che Zeusi - insuperbito dal
giudizio degli uccelli - lo sollecitò a rimuoverlo, in modo che si
potesse vedere il quadro. Ma non appena si accorse del suo errore, con
una modestia che rivelava un nobile sentire, Zeusi ammise che il
premio l’ aveva meritato Parrasio. Se infatti Zeusi era stato in grado
di ingannare gli uccelli, Parrasio aveva ingannato lui, un artista».


(Plinio Il Vecchio, Storia Naturale XXXV 65-66)

Plinio ci descrive una competizione pittorica tra due dei più grandi
pittori della Grecia antica: Zeusi e Parrasio.
Zeusi dipinse un affresco con dell'uva di un realismo tale da
ingannare anche gli uccelli che tentavano di beccarla. Sicuro della
vittoria invitò Parrasio a far vedere ai giudici la sua opera. Ma
quello che credeva il telo che copriva l'opera era l'opera stessa e
ciò decretò la sua sconfitta.
Questa può essere la nascita del Trompe l’oeil!

sabato 2 ottobre 2010

ROSA NERA (poesia)



Così, un po’ tardi, ho scoperto che il cuore
respira. E tu sei quell’aria leggera
che ora mi manca, sete che non muore.
Nel mondo, buio come una miniera,

tra mille pietre, non nasce più un fiore.
Ma oggi ho visto una rara rosa nera:
non lascerò solo un simile albore
di vita nuova, dolce, forte, fiera.

Amabile anima rara, non dare
al vento questo sonetto introverso.
Anche lui vuol tuffarsi nel tuo mare,

per esplorare il tuo mondo sommerso.
Dentro il tuo cuore vuole continuare
un eterno quindicesimo verso…

venerdì 1 ottobre 2010

NON HO BISOGNO DI DENARO (poesia)

(luca gobetti -Pensieri)


Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all' orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(Alda Merini)

lunedì 27 settembre 2010

Uroboro



Quando vogliono scrivere il Mondo, pingono un Serpente che divora la sua coda, figurato di varie squamme, per le quali figurano le Stelle del Mondo. Certamente questo animale è molto grave per la grandezza, si come la terra, è anchora sdruccioloso, perilche è simile all’acqua: e muta ogn’ anno insieme con la vecchiezza la pelle. Per la qual cosa il tempo faccendo ogn’ anno mutamento nel mondo, diviene giovane. Ma perché adopra il suo corpo per il cibo, questo significa tutte le cose, le quali per divina providenza son generate nel Mondo, dovere ritornare in quel medesimo.

mercoledì 8 settembre 2010

Il cuore dalla Terra - Madagascar




Nessuna dissonanza con gli elementi sono possibili in questo luogo.
L'unica tristezza e forse anche la più atroce è la povertà umana e lo spreco ostentato da certi occidentali, per non dire la maggioranza.

lunedì 6 settembre 2010

CHI MMANCIA LA BIDDINA?



Sapiti socchi mancia la biddina?
Difficili putirl’adduminari
idda nun moli carni bianc’e fina.
Rrobba dura cci piac’arruzzicari.

Parissi ca si coddra sani sani
li poviri e mischini mititura
c’abbruscianu a lu suli pi lu pani
e li sepolti vivi pirriatura.

Chissi hannu carni belli asciutti!
senza lu grassu c’havi lu maiali.
Su carni sapuriti e belli cuatti
ca canuscinu surfaru e sali,

ddu sali ca c’arresta ni la peddi
quann’a iddi s’asciuca lu suduri
e l’uamini addiventanu canneddi
pi fari grassu lu propriu signuri.

Biddina ‘un men’a diri ch’è pulita
comu parissi di lu nomu a tia,
ca mmucca è dunci e frisca, na granita!
viastia ven’a diri, ascunta a mia!

Nun sacciu s’idda esisti veramenti
forsi sunnu tutti cos’ ammintati
di genti ca la bestia un ci fa nenti
e tiannu li gnuranti ‘ncatinati,

arrubbannuci saluti e dignità
tiniannuli arrassu d’unni vuannu
e trattannuli cchiu’ peggiu di giufà.
Tantu la curp’ è di lu mostru trannu.

(NICOLO' FALCI)

mercoledì 25 agosto 2010

NON SONO NE' UN ARTISTA NE' UN POETA


Non sono né un artista né un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
"Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu."


(Kahlil Gibran)
(dipinto di Massimo Nube)

mercoledì 18 agosto 2010

LA RAGNATELA


LA RAGNATELA

La mia anima sospesa
Dalle tue labbra
Aspettando le tue parole.
Intrappolata nella ragnatela
Dei tuoi desideri.
Mi lascio divorare
Dal tuo amore
Come un insetto che si posa
Su un fiore carnivoro
Inebriato dalla sua bellezza
Mortale.

(Rodica Vasiliu)

venerdì 13 agosto 2010

MATA E GRIFONE






Uno o due giorni prima di ferragosto, due statue equestri in cartapesta, alte oltre otto metri, percorrono le strade della città di Messina, da Camaro al Municipio. Le statue sono in legno cavo all'interno e rappresentano i "giganti" Mata e Grifone, per opera di Martino Montanini. Originariamente le statue erano prive delle zampe dei cavalli, in quanto venivano portate in giro a spalla, in modo tale da riprodurre il trotto degli animali. Negli anni cinquanta i cavalli furono completati di zampe e le statue di Mata e Grifone furono caricati su dei carrelli, in modo di essere trainati con maggiore facilità.Pur non essendoci una data sicura, le origini delle statue sono legate ad una storia risalente a metà del X secolo e forse furono costruite per celebrare origini più antiche, in competizione con Palermo
Mata era figlia di un nobile, tale Cosimo II di Castellaccio e Camaro. Il suo vero nome era Marta.
Grifone era un saraceno di grande mole, a capo di un esercito conquistatore. Il suo vero nome era Hassan Ibn Hammar (da cui derivò poi Dinnammare) e il nome Grifone derivò da Grifo, che era una carica politica dell’epoca.
In quel periodo Messina era sottoposta alle scorrerie dei saraceni e, proprio in una di queste occasioni, Ibn-Hammar, adocchiò Mata. Il gigante moro si innamorò della ragazza, tanto da chiederla in sposa al padre, il quale però gliela rifiutò, perchè non di fede cattolica.Il saraceno se la ebbe a male e persa la testa cominciò a commettere scorribande feroci, senza risparmiare crudeltà agli abitanti del luogo.Per porre fine a questa situazione drammatica, il nobile messinese decise di acconsentire alle nozze, ma Mata pose la condizione che il saraceno dovesse convertire prima al cristianesimo. Il giovane, allora per amore, accettò la condizione, si convertì al cristianesimo e prese il nome di Grifo, ma, essendo grande e grosso, venne subito appellato Grifone.Grifone, una volta sposato, smise di fare scorrerie e si dimostrò gentile e sinceramente innamorato e il matrimonio con Mata si rivelò molto prolifico, tanto da mettere al mondo moltissimi figli. A causa della sua numerosa prole, nacque la leggenda che Mata e Grifone furono i progenitori dei messinesi.
Vi sono, però, altre versioni della vera origine dei progenitori dei messinesi. C'è chi ha voluto identificare nei due giganti Kronos e Rhea. Altri sostennero, invece, che le statue rappresentassero Cam e Rea oppure Zanclo e Rea.

giovedì 12 agosto 2010

BUONANOTTE

Le donne mi sorprenderanno sempre...
per la loro capacità di amare,
di sperare ancora che il domani sia migliore,
per la loro forza,
per... per... per...
per essere semplicemente DONNE.


domenica 1 agosto 2010

Balma Boves









foto by Indi





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ESILIO ?



Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole

ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

(Nazim Hikmet) - Berlino 1961

giovedì 22 luglio 2010

mercoledì 21 luglio 2010

RICORDARE

Madre e figlio (Picasso)

« Quando ero piccolo sapevo dipingere come Raffaello, mi ci è voluta però una vita intera
per imparare a disegnare come un bambino »
(P. Picasso)

I ricordi sono così: all'inizio nitidi colorati pieni di sfumature. Poi il tempo e la vita sembra che li cancellino.
Ma non è vero sono sempre dentro di noi nell'angolo più nascosto più segreto, basta chiudere gli occhi.
Non immagini ma solo emozioni.
Quelli sono i ricordi più veri.

giovedì 15 luglio 2010

AURORA

Una donna che, come me, ama la vita, è innamorata dell'amore e in conflitto perenne con se stessa.

...Al sorgere del sole
la speranza di vederlo tornare...
(Lamia)


sabato 10 luglio 2010

RICERCA


Tra le mie foto ho trovato questo: l'ho scattata a Venezia nel Ghetto Vecchio per le scale che conducono alla sinagoga ebraica Scola Grande Canton tedesca.
Salomone (8-34)

giovedì 8 luglio 2010

TAMARA DE LEMPICKA

La bellezza non ride mai.




DONNA

Nel tuo esserci l'incanto dell'essere,

La vita, tua storia,

segnata dal desiderio d'essere

semplicemente donna!

Nel tuo corpo ti porti,

come nessun altro,

il segreto della vita!

Nella tua storia

la macchia dell'indifferenza,

della discriminazione, dell'oppressione…

in te l'amore più bello,

la bellezza più trasparente,

l'affetto più puro

che mi fa uomo!

(Eliomar Ribeiro de Souza )