EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

lunedì 8 novembre 2010

SONETTO 3-III



Guarda lo specchio: al volto ch’è riflesso
di’ che a un secondo volto doni il vanto.
Se la tua grazia non rinnovi adesso,
dài frode al mondo, ad una madre il pianto.
Donna non è sì bella che il suo seno
fiero disdegni il seme dell’amato,
né uomo che l’orgoglio senza freno
d’amor di sé, d’un figlio abbia privato.
Specchio a tua madre, tu di sua bellezza
il vago aprile nel tuo viso porta.
Sia dolce, ai vetri spessi di vecchiezza,
l’età dell’oro, fra le rughe scorta.
Ma se vivrai senza lasciar memoria,
morirà solitaria la tua gloria.

(William Shakespeare)

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