EPICURO E LA FORMA NUOVA
"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "
(Anonimo)
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "
(Anonimo)
mercoledì 23 dicembre 2009
PORTA UZEDA
Costruita per volere del Duca di Camastra, don Giuseppe Lanza nel 1695 con lo scopo di di unire l'ex palazzo dei Chierici con il seminario è un vero cavalcavia che forma una porta detta della Marina, poi intitolata al viceré don Francesco Pacco, Duca di Uzeda, che visitò la città per verificare i lavori di ricostruzione dopo il terremoto del 1693. Sopra quell’arco, negli anni che seguirono, a iniziativa del vescovo mons.Salvatore Ventimiglia, vennero costruiti i piani superiori, collegati anch’essi con le due ali del palazzo, e in alto fu eretto un sontuoso fastigio con una nicchia centrale che racchiude un busto di S.Agata che guarda la città e un’iscrizione marmorea: "D.O.M.Sapientiae et bonis artibus-1780" (A Dio ottimo massimo, alla sapienza e alle sue belle arti). Sul balcone che si apre proprio sulla porta dalla parte di Via Etnea c’è un grande stemma del vescovo.
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