EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

domenica 20 dicembre 2009

L'Essere




Sono seduto nell'orto.
Sotto l'albero del fico.
Noto che ogni volta che mi viene voglia di scrivere sono stimolato dalle fronde di un albero e forse lo stato d'animo che provo è anche causato dal tipo, qui servirebbe una specialista di piante per poter verificare se la quercia ti porta a sensazioni diverse da quelle di un fico, o di un ulivo.
Il fico mi ricorda mia madre.
L'ho conosciuta poco, morì dopo che nacque mia sorella; ancora ricordo quando mi pettinava i capelli e poi mi dava una carezza sul collo.
L'orto è nella veste invernale anche se la giornata è luminosissima, la terra mi dice che sta per entrare nel riposo invernale. So che per il mio amico questo sarebbe il periodo migliore per godersi con calma le singole piante, gli spazi che vengono ridistribuiti mentalmente per la primavera prossima. Mi ha spiegato che non è bene mettere la stessa cultura nello stesso posto dell'anno prima, che bisogna anche sentire il terreno e immedesimarsi nella pianta che vuoi far nascere per capire se il luogo è quello che più l'aggrada.
Mi sforzo ad immedesimarmi in una pianta di pomodoro.. ma alla fine mi viene da sorridere pensando all'insalata con le cipolle e le olive.
Non ho la sua sensibilità ma ho piacere di come mi hai dato le sensazioni di questo tuo talento.
Ed ecco il mio nuovo amico arrivare si posa sul ramo alla mia destra e mi guarda, sa che ora tirerò fuori la fetta di pane portata per lui.
Appena lancio le molliche si avventa e gli altri uccelli si fanno coraggio e seguono il suo esempio.
A dire il vero non so se sia un lui o una lei, non conosco questi uccelli, a dire il vero non so di che specie si tratta, a dire il vero non so se sia questa una cosa importante.
L'importante è che ci sia, per lui l'importante è attraversare l'inverno.
L'erba ai miei piedi è di un verde scuro, scricchiola sotto i piedi, proprio loro sono quelli che riconoscono e mi trasmettono l'essenza dell'elemento di cui volevo parlare.
La terra.
Essa rappresenta la realtà, il vero in tutti i suoi aspetti di bene e male, su di essa si basa tutto il nostro presente e solo con lei puoi esprimere l'esistenza.

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