EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

giovedì 20 maggio 2010

I Pelici













Questa volta voglio ricordare un mito della mia terra.
Un mito che si rifà alle divinità ctoniche, infatti siamo nella zona di Catania vicino al più grande vulcano europeo l'Etna, più precisamente nel comune dell'attuale Palagonia.
I Pelici, figli del dio locale Adranos e della ninfa Etna e poi riportati come figli di Zeus e di Talìa, che per sottrarsi dall'ira di Era chiese al dio di essere inglobata nella terra.
Quando partorì si videro spuntare due laghi ribollenti, laghi di Naftia, da cui vennero fuori i due gemelli chiamati Pelici dal greco pàlin ikèsthai, nati due volte, dalla madre e dalla terra.
Il luogo divenne sacro e i nativi sigillavano i loro giuramenti con un rituale:
fatto il giuramento si buttava una tavoletta nelle acque del lago se affondava si veniva dichiarato spergiuro e veniva accecato per punizione divina. Ecco che ancora oggi in Sicilia si pone il bene della vista a prova della proprie parole.
Fu innalzato un tempio, i resti attuali risalgono al VII secolo a.c., in cui si rifugiavano anche gli schiavi maltrattati e i padroni dovevano prestare giuramento di trattare i servi con più umanità se li reclamavano indietro.

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