EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

mercoledì 19 maggio 2010

A E. Sanguineti

Quartina
ti trancio un tetrastico tetro,
due distici è un torpido metro:
così, un verso avanti, uno indietro,
li incido con schegge di vetro:
(E. Sanguineti)


Imitazione, da Catullo
pupilletta delle isole, Sirmione,
e penisole, che in laghetto limpido
o in mare magno reggono i Nettuni,
che gioia, che goduria, a rivederti!
non mi credo a me stesso, io, che ho piantato
Tinia e Bitinia, e ti contemplo in pace:
liquidata ogni rogna, è il supergaudio,
che mi svuoto la testa, che mi scarico,
stanco degli intertours, qui, a casa mia,
stravaccato in quel letto che sognavo:
questo è il vero compenso a tante croci!
bella Sirmione mia, ciao, fammi festa:
fatemi festa, etrusche onde lacustri:
a me, il fou rire più grosso che ci avete!
(Da Poesie fuggitive, di Edoardo Sanguineti)

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