EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

martedì 4 maggio 2010

Il labirinto – Jorge Luis Borges

da "Elogio dell'ombra" (1969)
Traduzione di Francesco Tentori Montalto


Zeus non potrebbe sciogliere le reti

di pietra che mi stringono. Ho scordato

gli uomini che fui; seguo l'odiato

sentiero di monotone pareti

ch'è il mio destino. Dritte gallerie

che si curvano in circoli segreti,

passati che sian gli anni. Parapetti

in cui l'uso dei giorni ha aperto crepe.

Nella pallida polvere decifro

orme temute. L'aria m'ha recato

nei concavi crepuscoli un bramito

o l'eco d'un bramito desolato.

Nell'ombra un Altro so, di cui la sorte

è stancare le lunghe solitudini

che intessono e disfanno questo Ade

e bramare il mio sangue, la mia morte.

Ciascuno cerca l'altro. Fosse almeno

questo l'ultimo giorno dell'attesa.

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