EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

lunedì 8 febbraio 2010

Ganimede

MICHELANGELO Buonarroti
Il Ratto di Ganimede
c. 1533
gessetto, 19 x 33 cm
Fogg Art Museum, Cambridge


CELLINI, Benvenuto
Ganimede
1545-47
bronzo, altezza: 62 cm
Museo Nazionale del Bargello, Firenze

Ovidio racconta come Giove invaghitosi di Ganimede si trasforma in un’aquila, rapì e portò sull’Olimpo il giovane, che divenne il suo coppiere a posto della figlia Ebe.
La vicenda è la rappresentazione dell'ascesa dell'anima a dio grazie alla forza stessa del dio e della "bellezza/purezza dell'anima". Il dio si muta in aquila per rappresentare la forza che ghermisce dalla vita per innalzare al cielo.

Nessun commento:

Posta un commento