EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

venerdì 29 ottobre 2010

CILIEGIA ROSSA SU PIASTRELLE BIANCHE (poesia-estratto)

1

Sono la ladra di caramelle,
davanti alla tua bottega,
le mie dita sono diventate appiccicose,
e non sono riuscita
a mettermene una sola
in bocca.

2

Che sciocchezza!
il mio cuore ogni volta che sente bussare
apre.

3

M’infiamma il desiderio
e brillano i miei occhi.
Sistemo la morale nel primo cassetto che trovo,
mi muto in demonio,
e bendo gli occhi dei miei angeli
per
un bacio.

4

Sono spaventata
come una gazzella davanti agli occhi della tua fame,
amami in silenzio
e lasciami
interrogarmi.

5

Aspetto,
e cosa aspetto ?
Un uomo carico di fiori
e di parole dolci.
Un uomo
che mi guardi e mi veda.
Che mi parli e m’ascolti.
un uomo che pianga
per me.
Provo pietà per lui
e l’amo.

6

Ho visto le tracce
dei passi,
punti neri
che vanno e vengono.
La neve bianca
cosiddetta
pura,
ha tradito
gli uccelli, i gatti
ed i fantasmi dei miei pensieri,
prima che sorga il pigro sole,
per cancellare
tutto.

7

Bussano.
Chi sarà?
Nascondo la polvere della mia solitudine
sotto il tappeto,
aggiusto il mio sorriso,
ed apro.

(...)

da Maram al Masri, "Ciliegie rosse su piastrelle bianche" Libero di scrivere, Genova, 2005

Traduzione: François-Michel Durazzo

mercoledì 27 ottobre 2010

LEGGENDO LE CICATRICI CHE PORTO (poesia)



Puoi saper chi sono

leggendo le cicatrici che porto

una mappa da pirati

per un tesoro mai sommerso

Un nuova atlantide che vuole rivelarsi a mondi migliori

Ogni segnale scorre dalle vene alle spalle

risale lungo la schiena l’oceano delle notti buttate in un fuoco a Tara

cicatrici profonde di lame spezzate

armi improvvisate in cui saggiare l’esser vivo

l’averti trovato ad un angolo dello sguardo

e non esserti più lontano

Puoi trovar la rotta verso i mondi che incendio

verso quelle speranze che modello con creta e rendo vive

potresti e potrei

sono azioni dell’adesso in un immediato futuro preciso e perfetto

costruisce ferrovie lontane

strade di campagna costeggiate da alberi immacolati

Tutto è perfetto nella mia tortuga

ha un rumore assurdo di risate forti

di gente che vive

Ognuna di queste persone è un mio pensiero

un mio fantasma che sa viver al meglio

Quelli in disparte sono esiliati

ricordi sbagliati

sorrisi mancati

Percorri le mie vie

percorri la mia mappa

avrai un sintomo nuovo

ed è tutto quello che altrove chiamano vita.

(Giovanni Rip Caria)

lunedì 25 ottobre 2010

L'ALTRA CASA (poesia)


Ancora non ho scritto la poesia
sull'altra casa, ma mi sono allontanato
verso lo sguardo che predilige scrutare
le case dell'isola, quelle in cui io non dimoro.
E con lo sguardo di colui
che è in procinto
di partire tra qualche giorno,
dico cose a cuor leggero.

A settembre ti ho telefonato più volte.
Se ne è andato e si è staccato da me
qualcosa, senza che sapessi,
senza che sentissi
che una volta arrivato al mio posto
cambierò indirizzo.


(Alon Altaras)

giovedì 21 ottobre 2010

SU DUE PIEDI (poesia)

Ci sono giorni
in cui va tutto
male.

Sull'autostrada
a casa
al super-
mercato
e da qualsiasi altra
parte

assalti
continui
ininterrotti
feroci
accidentali
a ciò
che è rimasto del
tuo
equilibrio e della tua
suscettibilità.

Gli dei prima
giocano con te
e poi
giocano
contro
di te.

I tuoi nervi
si tendono fino a
spezzarsi.

Nessuno scudo
filosofico
ti proteggerà,
nessuna dose di saggezza è
abbastanza.

Sei allo scoperto
facile preda
dei
cattivi e
delle
folle;
la rottura
del
macchinario
e della
ragione
è
completa.

Poi
c'è sempre
-all'improvviso-
un volto gioioso
sorridente
dallo sguardo
ottuso, qualche
semi-sconosciuto
che ti urla
forte:
"ehi, come ti
va?"

La sua faccia
sempre troppo vicina,
puoi vedere ogni
macchia e
poro della
pelle,
la bocca,
aperta
sembra una pesca
spaccata
marcia.

Il tuo unico
pensiero
è:
dovrei
ucciderlo?

Ma poi
dici:
"va tutto
bene.
E a te
come va?"

E
prosegui,
e la faccia-da-
capra
semi-sconosciuta
è alle
spalle
mentre il sole
filtra
attraverso
le nuvole
acide.

Vai
avanti
mentre gli dei
ridono e
ridono
e
ridono,
metti un
piede
davanti
all'altro,
muovi le
braccia
mentre la campana
arrugginita
non suona,
e dentro la tua
testa
il sangue
si trasforma in
gelatina.

Ma
questo giorno finirà
questa vita finirà
gli avvoltoi
voleranno
finalmente
via.

Per favore
in fretta, in fretta,
in fretta.

-- Charles Bukowski --

Ho scoperto le sue poesie dopo aver letto il romanzo "Post office".

domenica 17 ottobre 2010

LA MUSICA (poesia)





Spesso la musica mi porta via come fa il mare. Sotto una
volta di bruma o in un vasto etere metto vela verso
la mia pallida stella.
Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta
dei flutti accavallati che la notte mi nasconde;
sento vibrare in me tutte le passioni d'un vascello che dolora,
il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi
sull'immenso abisso mi cullano. Altre volte, piatta bonaccia,
grande specchio della mia disperazione.


Charles Baudelaire - (Da: «I fiori del male»)



Uno dei poeti che mi piace rileggere ogni tanto.

martedì 5 ottobre 2010

Zeusi e Parrasio



Le cinque fanciulle di Crotone da cui Zeusi prese un particolare per
dipingere la sua Elena.
Dipinto di Eleuterio Pagliano

«Si dice che costui (Parrasio) sia venuto in competizione con Zeusi,
il quale presentò un dipinto raffigurante acini d’ uva: erano riusciti
così bene, che alcuni uccelli volarono fin sulla scena [i dipinti
erano di norma esposti in teatro]. Lo stesso Parrasio, a sua volta,
dipinse un drappo, ed era così realistico che Zeusi - insuperbito dal
giudizio degli uccelli - lo sollecitò a rimuoverlo, in modo che si
potesse vedere il quadro. Ma non appena si accorse del suo errore, con
una modestia che rivelava un nobile sentire, Zeusi ammise che il
premio l’ aveva meritato Parrasio. Se infatti Zeusi era stato in grado
di ingannare gli uccelli, Parrasio aveva ingannato lui, un artista».


(Plinio Il Vecchio, Storia Naturale XXXV 65-66)

Plinio ci descrive una competizione pittorica tra due dei più grandi
pittori della Grecia antica: Zeusi e Parrasio.
Zeusi dipinse un affresco con dell'uva di un realismo tale da
ingannare anche gli uccelli che tentavano di beccarla. Sicuro della
vittoria invitò Parrasio a far vedere ai giudici la sua opera. Ma
quello che credeva il telo che copriva l'opera era l'opera stessa e
ciò decretò la sua sconfitta.
Questa può essere la nascita del Trompe l’oeil!

sabato 2 ottobre 2010

ROSA NERA (poesia)



Così, un po’ tardi, ho scoperto che il cuore
respira. E tu sei quell’aria leggera
che ora mi manca, sete che non muore.
Nel mondo, buio come una miniera,

tra mille pietre, non nasce più un fiore.
Ma oggi ho visto una rara rosa nera:
non lascerò solo un simile albore
di vita nuova, dolce, forte, fiera.

Amabile anima rara, non dare
al vento questo sonetto introverso.
Anche lui vuol tuffarsi nel tuo mare,

per esplorare il tuo mondo sommerso.
Dentro il tuo cuore vuole continuare
un eterno quindicesimo verso…

venerdì 1 ottobre 2010

NON HO BISOGNO DI DENARO (poesia)

(luca gobetti -Pensieri)


Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all' orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(Alda Merini)