EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

sabato 25 dicembre 2010

TANTI AUGURI




Accendiamo una candela bianca per illuminare la strada che porta a casa.


“Luce, mia luce,

luce che riempi il mondo

luce che baci gli occhi

luce che addolcisci i cuori...

Le farfalle stendono le loro vele

sul mare della luce.

Il fiume del cielo ha straripato

e ha inondato il mondo di gioia”

(Tagore).






venerdì 24 dicembre 2010

Luce


Per Noi


















e per Te piccola




"Se proprio devi odiarmi" di W. Shakespeare (poesia)




Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
qunado altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.

(Shakespeare )

domenica 19 dicembre 2010

io il declino ...o tu?

"la gente come noi non si coniuga, si declina"


Bosch
La nave dei folli
 
 
 
"Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e ci sono cretini che non hanno visto la Madonna..."






"non era la prima volta che si buttava dalla finestra"

venerdì 10 dicembre 2010

IL VENTO CI PORTERA' VIA (poesia)



Dentro la mia notte, così breve, così impetuosa
il vento e le foglie si ritrovano
La mia notte è breve e piena di un'angoscia devastatrice.
Alla disperazione sono abituata
Ascolta, senti il frusciar delle tenebre?
Io guardo meravigliata questa felicità
Ascolta, senti il frusciar dell'oscurità?
Ora, nella notte, qualcosa sta passando,
e la luna rossa è in allarme.
Su questo letto,
che ogni momento rischia di cadere
le nuvole, come un popolo in lutto,
attendono il momento della pioggia.
Un momento e subito dopo... nulla più.
Dietro questa finestra
la notte trema e la terra smette di girare.
Oltre la finestra, un estraneo si preoccupa di me e di te.
Oh corpo rigoglioso...le tue mani come un ardente ricordo,
si posano tra le mie (mani) innamorate.
E le tue labbra, come una sensazione calda di vita,
accarezzano le mie labbra innamorate.

Il vento ci porterà via.


(Forugh Farrokhzad)

lunedì 6 dicembre 2010

Torre del filosofo




Prodromo della storia naturale generale e comparata d'Italia
Di Francesco Constantino Marmocchi

..(407)

Ma l'esistenza stessa della Torre del Filosofo fornisce

una prova anche più irrefragabile dell'eccessiva lentezza con cui questi prodotti si accumulano sulle parti elevate del groppo vulcanico. Il nome di questo piccolo edifizio deriva, secondo una vecchia tradizione siciliana, dall'essere stato abitato da Empedocle, quando questo filosofo speculava, studiava assiduamente l'Etna. Più tardi però, i dotti giudicarono fosse un tempietto dai pagani sacrato a Vulcano: e oggi gli antiquari son divisi nell'opinione circa l'oggetto di questo edifizio, sendochè alcuni lo considerano una tomba ed alcuni un belvedere, costrutto per vaghezza dall'imperatore Adriano, quando, viaggiando per le Provincie del romano impero, salì sull'Etna. — In qualunque modo è certo, che questo edifizio è d'origine antica. Una descrizione curiosa e precisa di esso la fece il canonico Recupero nel 1769: sebbene la Torre del Filosofo fosse già nelle parti superiori diroccata, pure mostravasi allora molto più intera di quello che oggi non veggasi ; poichè l'edilizio è quasi fino alla base demolito, non già per opera del tempo, nè per l'azione degli elementi, ma sì per opera dei montanari dell' Etna, che credono, che nella Torre del Filosofo sieno ascosi tesori d'oro e d'argento (1).

Queste rovine, comecchè informi, pur sono ancora riconoscibili; e l'origine antica de'materiali onde compongonsi non pare potersi revocare in dubbio. Secondo misure esattissime prese da Mario Gemmellaro di Nicolosi, in sul cominciare del secolo corrente (nel 1807), pare che a quell'epoca il piano dell'edifizio fosse coperto da uno strato di materiali alto meno di due metri; strato prodotto dalle piogge delle ceneri e dei lapilli emanati dal cratere

(1) Storia naturale e generale dell' Etna del Canonico Recupero: Tomo 1. — Vedi anche le Annotazioni fatte a quest'opera da Agatino Recupero, nella ediz. del 1815. ( Nota 50 del Tomo 1.)

dell'Etna, dall'epoca della sua costruzione, antica non meno di 1500 anni e forse 2000: lo che suppone un medio elevarsi del Piano del Lago, per effetto delle materie vulcaniche che vi piovono sopra, di appena un millimetro per anno (1). ,

Le dotte indagini del Girard, membro dell' accademia delle scienze, ed uno dei sapienti illustri che accompagnarono l'esercito francese nella gloriosa spedizione d'Egitto, provarono: che il medio elevarsi del suolo della valle del Nilo, per effetto dell' annuo deposito lasciato dalle acque torbe del fiume nelle sue periodiche piene, è di 1 metro e 260 millimetri in mille anni; vale a dire di 1 millimetro e 26 centesimi di millimetro per anno. Laonde il Nilo lavora con maggiore efficacia a seppellire sotto le sue alluvioni i monumenti di Tebe e di Memfi, di quello che l'Etna non faccia per seppellire sotto le sue deiezioni la Torre del Filosofo!! —

L'importanza di questo fatto per la storia dell'Etna, fu già traveduta dal celebre Brydone, ed esposta in una lettera che scrisse al Faujas, addì 29 maggio 1770 (2), notando, che la porzione dei prodotti delle eruzioni deposta sulle parti elevate della montagna è sì tenue, che non può che menomamente contribuire ad accrescerne T altezza. Ecco adunque una conclusione apertamente opposta all' idea volgare sufi' origine delle montagne vulcaniche, e tuttavia perfettamente conforme a ciò che la storia ci dice circa il modo onde i prodotti delle eruzioni dai tempi più remoti notate ed osservate, si sparsero sulla superficie del groppo dell'Etna. Questi prodotti sgorgando sui fianchi o sulla falda, e riempiendo gli avvallamenti ed estendendo la base del monte, anzichè renderne più eccelsa la cervice non fecero che torre l'apparenza d'altezza alla massa generale del vulcano. Ma, si dirà: occorse fossero -ben numerose e ben ricche di materie quelle eruzioni, per potere, nel periodo principalmente de' terreni terzieri c quadernari, produrre un tanto effetto. Ed in verità, il loro numero ha da esser grandissimo, incominciando dai più remoti tempi di cui si possano trovare le memorie o ne'monumenti della natura o nella storia. Ecco in punta di penna il prospetto di queste eruzioni, estratto dalla Storia critica delle eruzioni dell'Etna, di Giuseppe Alessi di Catania (1).


(1) Elia Di Beaumont. Distriuttions des produits des éruptions modernes sur la surface du mastif de l'Etna.

(2) La citata lettera del Brydone, é inserita alla pag. 61 del1'opera del Faujas De Saint-fond: Histoire naturelle des Volcans.

domenica 5 dicembre 2010

ALBORE (poesia)



Amo quell'ora in cui il brillio delle stelle è fioco
e respiro infantile a spegnerle è adatto
e il mondo si fa chiaro, a poco a poco
pur se con ciò, non insavisca affatto.

Io più del mattino amo l'albore, quando,
moscerino d'oro confondendo
gli alberi, dai raggi trapassati,
si alzano sulla punta dei piedi.

Amo quell'ora in cui, durante la sgambata,
al vociare di uccelli semidesti, tra i pini,
sul cappello di funghi gridellini
tremola lungo il bordo la rugiada.

Essere un po' a disagio felice senza gente.
Scaltra usanza il celare la propria felicità, ma
fate che si soffermino i felici nell'albore, pure se
dal mattino avrà inizio ogni calamità.

Sono felice che la vita mia come irreale sia
pur tuttavia allegra, coraggiosa realtà,
che invidia non mi diede Dio, né animosità,
che di fango coperto non sono, né di biasimo.

Sono felice che un giorno sarò antenato
di nipoti non più in gabbia. D'essere stato
tradito e calunniato sono felice,
meglio non è quando di te si tace.

Sono felice dell'amore di donne e di compagni,
le loro immagini sono le mie icone.
Che sia ragazza russa la mia sposa sono felice,
di chiudere i miei occhi è degna, ne avrò pace.

Amare la Russia è felicità plurinfelice.
Cucito a lei sono con le mie proprie fibre.
Amo la Russia e il suo potere tutto vorrei amare,
ma ne ho la naisea, vogliatemi scusare.

Amo questo mio mondo verde-azzurro
con le guance imbrattate di sangue.
Irrequieto io stesso. Morirò non per odio,
ma per amore insostenibile dal cuore.

Non ho saputo vivere in modo irreprensibile, da saggio,
ma voi con debito di colpa rammentatevi
il ragazzino con albore di libertà negli occhi,
luminosa più che vivido raggio.

Essere imperfettissimo io sono,
ma, scelta la mia ora preferita - il primo albore,
Dio creerà di nuovo innanzi giorno
gli alberi dai raggi trapassati,
me stesso trapassato dall'amore.

-- Evgenij (Aleksandrovic) Evtusenko