EPICURO E LA FORMA NUOVA

"Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. "

(Anonimo)

venerdì 25 giugno 2010

HO PECCATO (poesia)

(Renè Magritte - Gli amanti 1928)

Ho peccato, un peccato tutto riempito di piacere
avvolta in un abbraccio, caldo e ardente,
ho peccato tra due braccia
che erano piene di vita, virile, violente.

Nel luogo debole e silenzioso dell'isolamento
ho guardato nei suoi occhi che erano pieni di mistero
il mio cuore ha palpitato nel mio petto anche troppo fremente
per il desiderio che ardeva nei suoi occhi.

Nel luogo debole e silenzioso dell'isolamento
come mi sono seduta accanto a lui tutto l'interno in agitazione
le sue labbra si sono posate sulle mie labbra
ed io ho lasciato cadere i dispiaceri del mio cuore.

Ho sussurrato nel suo orecchio queste parole di amore:
Ti voglio, amico della mia anima
voglio che tu mi stringa tra le tue braccia
voglio che tu ti stringa a me, che sono folle d'amore per te.

Il desiderio è sgorgato nei suoi occhi
come del vino rosso sgorgato da una coppa
il mio corpo ha volato sopra al suo
nella morbidezza del letto soffice.

Ho peccato, un peccato tutto riempito di piacere
accanto a un corpo ora debole e languido,
sono consapevole di quello che ho fatto
nel luogo indistinto e silenzioso dell'isolamento.


Forugh Farrokhzâd - Traduzione dall'inglese in italiano di Cristina Contilli

giovedì 24 giugno 2010

AUGURI con tutto il mio cuore




Non so cosa potrei regalare ad un uomo che ha un cervello.
Forse dei SOGNI?
Un vascello portato da un vento leggero profumato di rose, per spostarsi, fatto di camere fantastiche dove vivere e muoversi in piena libertà.
Milioni di mondi dove abitare: uno per volta, tutti insieme? e trovare in ognuno quello che desideri.
Un'eternità di questi giorni.

martedì 8 giugno 2010

IO SONO LILITH

Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall'esilio.
Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio le è mai sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirle.
Io sono le due lune Lilith. Quella nera è completata dalla bianca, perchè la mia purezza è la scintilla della depravazione, e la mia astinenza l'inizio del possibile. Io sono la donna-paradiso che cadde dal paradiso, e sono la caduta-paradiso.
Io sono la vergine, viso invisibile della scostumatezza, la madre-amante e la donna-uomo. La notte perchè sono il giorno, il lato destro perchè sono il lato sinistro, e il Sud perchè sono il Nord.
Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile è il mio fascino perchè i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra che fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa.
Io sono la donna-banchetto e gli invitati al banchetto. Strega alata della notte è il mio soprannome, e dea della tentazione e del desiderio. Mi hanno definita signora del piacere gratuito e della masturbazione, e sono stata affrancata dalla condizione di madre affinchè io sia l'immortale destino.
Io sono Lilith che ritorna dalla cella del candido oblio, leonessa del signore e dea delle due notti. Raccolgo ciò che non può essere raccolto nel mio calice da cui bevo perchè sono la sacerdotessa e il tempio. Consumo tutte le ebbrezze affinchè non si creda che io mi possa dissetare.
Io mi faccio l'amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.
Ritorno dalla cella del candido oblio per coloro che non mi hanno ancora conosciuta, per lasciare spazio ritorno affinchè non si creda che io mi possa dissetare, dal biancore dell'oblio per assediare la vita e affinchè il numero aumenti, per uccidere i miei amanti io ritorno.
Io sono Lilith,la donna-foresta. Non ho subito attese augurabili ma ho subito i leoni e le pure specie di mostri. Fecondo tutti i miei fianchi per tessere il racconto. Raccolgo le voci nelle mie viscere perchè il numero degli schiavi sia al completo. Mi nutro del mio corpo perchè non mi si creda affamata e mi disseto con la mia acqua per non patire mai la sete. Le mie trecce sono lunghe per l'inverno, e le mie valigie non hanno fondo. Nulla mi soddisfa nulla mi sazia, ed ecco che ritorno per essere la regina degli smarriti nel mondo.
Io sono la guardiana del pozzo e il punto di incontro degli opposti. I baci sul mio corpo sono le piaghe di quanti lo tentarono. Dal flauto delle due cisce sale il mio canto, e dal mio canto la maledizione si diffonde come acqua sulla terra.
Io sono Lilith,la leonessa seduttrice. Mano di ogni serva, finestra di ogni vergine. Angelo della caduta e coscienza del sonno leggero. Figlia di Dalila, di Maia Maddalena e delle sette fate. Nessun antidoto alla mia dannazione. Dalla mia lussuria s'innalzano le montagne e sgorgano i fiumi. Ritorno per travolgere con i miei flutti il velo del pudore, e per asciugare le piaghe della mancanza con la fragranza della depravazione.
Dal flauto delle due cosce si eleva il mio canto
e dalla mia lussuria sgorgano i fiumi.
Come non potrebbero esserci maree
ogni volta che tra le mie labbra verticali brilla un sorriso?
Perchè io sono la prima e l'ultima
la cortigiana vergine
la concupita temuta
l'adorata disprezzata
e la velata nuda,
perchè sono la maledizione di ciò che precede,
il peccato scomparso dai deserti
quando abbandonai Adamo.
Egli errò qui e là, infranse la sua perfezione.
Io lo feci discendere sulla terra e accesi per lui il fiore del fico.
Io sono Lilith, il segreto delle dita che insistono. Scavo il sentiero, divulgo i sogni, fendo le città del maschio col mio diluvio. Non riunisco coppie di ogni specie nella mia arca: piuttosto divengo, affinchè il sesso si purifichi da ogni purezza.
Io, simbolo della mela, i libri mi hanno scritta anche se non mi avete mai letta. Il piacere sfrenato, la sposa ribelle, il compimento della lussuria che conduce alla rovina totale: sulla follia si schiude la mia camicia. Quanti mi ascoltano meritano la morte, e quanti non mi ascoltano moriranno di rabbia.
Non sono nè la ritrosia nè la giumenta facile,
piuttosto il fremito della prima tentazione.
Non sono la ritrosia nè la giumenta facile,
piuttosto lo svanire dell'ultimo rimpianto.
Io, Lilith, l'angelo scostumato. Prima giumennta di Adamo e corruttrice di Satana. L'immaginario del sesso represso e il suo grido più forte. Timida perchè sono la ninfa del vulcano, gelosa perchè sono la dolce ossessione del vizio. Il primo paradiso non potè sopportarmi. E fui cacciata perchè semino la discordia sulla terra,perchè gestisco sui giacigli gli affari dei miei sudditi.
Sorte dei conoscitori e dea delle due notti. Unione del sonno e della veglia. Io. Il feto poeta, perdendomi ho guadagnato la mia vita. Ritorno dal mio esilio per diventare la sposa dei sette giorni e le ceneri di domani.
Io sono la leonessa seduttrice e ritorno per coprire i sottomessi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.
Io sono Lilith
e ritorno dal mio esilio
per ereditare la morte della madre che ho generato.
(Joumana Haddad)